giovedì 29 aprile 2010

Lectio divina su Gv 13,31-35

V DOMENICA DI PASQUA (anno C)
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore
Lectio divina su Gv 13,31-35


Invocare
O Spirito Santo, amore del Padre e del Figlio, vieni e ispiraci sempre ciò che dobbiamo pensare, ciò che dobbiamo dire e come lo dobbiamo dire, ciò che dobbiamo tacere, ciò che dobbiamo scrivere, come dobbiamo agire, cosa dobbiamo fare, per procurare la tua gloria, il bene delle anime e la nostra santificazione. O Spirito Santo, tutta la nostra fiducia è risposta in te!

Leggere
31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è sta¬to glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

Capire
Per capire il brano odierno bisogna innanzitutto ricordare il contesto in cui ci troviamo: Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli e con questo gesto ha annunciato la sua passione e l’ha interpretata; ha spiegato ai suoi discepoli che quello che stava per succedere, cioè il cammino del calvario e della croce, era una sua scelta di servizio. Con quel gesto Gesù sceglieva di farsi servo dei suoi servi, dei suoi discepoli. Poi, dopo la lavanda dei piedi, Gesù siede a tavola e annuncia il tradimento di Giuda, il quale esce dal cenacolo e il Vangelo di Giovanni dice: “Ed era notte” (Gv 13,30). Uscito Giuda dal cenacolo, Gesù incomincia a ricordare e a proclamare “la glorificazione di Dio: ora Dio è glorificato, e anche lui, il Figlio, è glorificato” (Gv 13,31); il momento che sta per accadere è la rivelazione del mistero di Dio e della missione di Gesù.Il mistero pasquale si rivela come una duplice glorificazione: Gesù glorifica il Padre (cioè lo manifesta come Dio) portando a perfezione la sua obbedienza e sottomissione; non esiste nella storia del mondo un altro momento in cui la sovranità di Dio sia rivelata così pienamente come nella croce di Gesù. Reciprocamente il Padre glorifica il Figlio (cioè lo manifesta come figlio), assumendolo nella sua gloria; la passione di Gesù non è infatti una sconfitta, ma è il passaggio glorioso da questo mondo al Padre. Nel mistero pasquale Gesù “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv13,1). In questo modo egli ha manifestato perfettamente l’amore stesso del Padre e ha presentato se stesso come il perfetto rivelatore di questo amore. La gloria di Dio è dunque un mistero di amore.
Passi utili alla meditazione
Sir 3,20; Is 24,23; Dn 7,13; Gv 7,39; 10,30; 11,4.40; 12.16.23; 17,1.5; At 3,13; 2Ts 1,10.12; 1Gv 2,12.28; Ger 31,31-32; Gv 3,16; 13,1; 15,12; 17,26; Rm 8,37; 13,8; Col 3,14; Ef 5,2; 1Ts 4,9; 1Pt 1,22; 1Gv 4,10-11; 1Gv 4,7-8.16

Meditare
v. 31: Quando fu uscito… Per capire queste parole bisogna ricorre al v.30 dove si dice che «egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte». Quindi il personaggio che esce è Giuda. L'espressione, poi, «ed era notte», è caratteristica nei «discorsi d'addio» che appunto avvengono nella notte. Le parole di Gesù in Gv 13,31-35 sono precedute da questa immersione nel buio della notte. Qual è il significato simbolico?
In Giovanni la notte rappresenta il momento più alto dell'intimità sponsale (per esempio la notte nuziale), ma anche quella dell'estrema angoscia. Altri significati del buio notturno: rappresenta il pericolo per antonomasia, è il momento in cui il nemico tesse le trame della vendetta verso di noi, esprime il momento della disperazione, della confusione, del disordine morale e intellettuale: è come una via senza uscita.Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è sta¬to glorificato in lui. Il tradimento di Giuda matura in Gesù la convinzione che la sua morte è "gloria". In Gesù, che offre la vita al Padre nell'«ora» della croce, Dio si glorifica rivelando il suo essere divino e accogliendo nella sua comunione tutti gli uomini. La gloria di Gesù (del Figlio) consiste nel suo «estremo amore» per tutti gli uomini, tanto da offrirsi anche a coloro che lo tradiscono. Un amore, quello del Figlio, che si fa carico di tutte quelle situazioni distruttive e drammatiche che gravitano sulla vita e la storia degli uomini. Il tradimento di Giuda simboleggia, non tanto l'atto di un singolo, ma quello di tutta l'umanità malvagia e infedele alla volontà di Dio.
v. 32: Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Gesù, dopo aver proclamato l’inizio della sua glorificazione e di quella di Dio, passa subito a parlare della sua imminente dipartita. Così anche la chiesa è il popolo di Dio in cammino verso la patria del cielo; il popolo di Dio su questa terra si trova in situazione di esodo, vive in pellegrinaggio, diretto verso la casa del Padre, in attesa del ritorno di Cristo, per essere introdotto nel regno.Gesù proclama che Dio è credibile e può essere amato, e che in Dio si può avere fiducia. È un Dio fedele e ricco di amore, tanto è fedele e ricco di amore che davanti a un Dio così si può mettere in gioco la vita, sicuri che questa vita non viene perduta, non viene buttata via, ma viene consegnata nelle sue mani paterne.
Allora un atteggiamento così, di obbedienza e di fiducia, rende gloria a Dio, manifesta la bellezza e la fidabilità di Dio. Ma, dice san Giovanni, avviene anche l’atteggiamento reciproco. Cioè che Dio, il Padre, glorifica Gesù, lo glorifica nel mistero della Pasqua. Nel momento in cui Gesù percorre il suo cammino verso la croce, il Padre gli fa percorre il cammino verso la gloria, la risurrezione, la partecipazione alla vita divina, alla vita del Padre. Dunque, il Padre fa entrare Gesù nel mistero della sua stessa vita, e in questo modo lo glorifica.
v. 33: Figlioli, ancora per poco sono con voi…. Col termine “figlioli”, Gesù con questo termine intende comunicare ai suoi discepoli l'immensa tenerezza che nutre per loro. Sta per lasciare loro il suo testamento, prima di congedarsi da loro.
voi mi cercherete… Come la cerva anela ai corsi d’acqua (Sl 42,2) e la sentinella del mattino (Sal 130,6), come la notte è attesa del giorno e la terra riarsa la pioggia (Sal 63,2), così i discepoli cercheranno il loro maestro e Signore. «Chi cercate?» è la domanda di Gesù ai primi discepoli (Gv 1,32). È la domanda di Gesù rivolta a coloro che lo vogliono sopprimere (18,4.7); «chi cerchi?» è la domanda rivolta alla Maddalena dal risorto (20,15). Si può cercare il Signore per diversi motivi: per interesse, per volontà omicida o per amore. Ognuno, a modo suo, lo cerca. E lo trova, sempre uguale a se stesso: amore e solo amore.
dove vado io, voi non potete venire... Il tema dell’andarsene di Gesù domina i cc. 13-17. È un tornare al Padre per essere con noi, in noi, con il suo Spirito. I discepoli potranno andare dove lui è andato solo quando, elevato da terra, attirerà tutti a sé. Allora andranno da Lui che si è fatto luce per ogni cuore, acqua viva per l’assetato, pane per l’affamato.
v. 34: Vi do un comandamento nuovo…. Il Signore ci fa dono di un comando. Con i comandamenti e le prescrizioni della legge, ancora un comandamento nuovo? E’ un comandamento che sintetizza. Questo comando è nuovo rispetto alla Legge data a Mosè: è la sua vita donata. Il comando è insieme antico e nuovo. Antico come Dio che è amore, nuovo per il cuore nuovo e lo spirito nuovo che Gesù ci dona.
che vi amiate gli uni gli altri... Gesù ci comanda di avere per i fratelli lo stesso amore che lui ha per noi. Il comandamento nuovo non è semplicemente amatevi, ma amatevi gli uni gli altri. Parole che ci donano infiniti oggetti d'amore: gli altri, tutti. Guai se ci fosse un aggettivo a qualificare chi merita il mio amore: giusti o ingiusti, ricchi o poveri, prossimi o lontani. È l'uomo, ogni uomo. Perfino l'inamabile, perfino Caino. L'altro mi riguarda, appartiene alle mie cure, è scritto nei miei pensieri, gli sto accanto. Non è mio pari, è di più. Se io ho pane e lui no, gli do il mio. Se ha paura e chiede di fare un po' di strada con me, cammino con lui tutta la notte. L'amore tra i discepoli è un amore che tende alla reciprocità «amatevi gli uni gli altri» è ripetuto più volte. Ma se vuole somigliare a quello di Cristo deve nascere da una gratuità. E deve trattarsi di una reciprocità che si apre all'universalità.
Il comando nuovo continua: amatevi come io vi ho amato. La novità del cristianesimo non è l'amore, ma l'amore come quello di Cristo. Gli uomini amano, il cristiano ama al modo di Gesù, custodendo nel cuore, ravvivando nella memoria il «come» Gesù ha amato. Questa è "la scuola dell'amore". L'amore è Lui: quando lava i piedi ai suoi discepoli; quando si rivolge a Giuda che lo tradisce chiamandolo: amico; quando prega per chi lo uccide: Padre, perdonali perché non sanno ...; quando piange per l'amico morto o esulta per il nardo profumato dell'amica, o ricomincia dai più perduti. Si tratta di riprendere in mano il Vangelo e scovare e ricomporre tutte le tessere del mosaico di come Gesù ha mostrato amore. L'amore reciproco trova in Gesù il modello e la fonte: «Come io ho amato voi». C'è nell'amore di Gesù una dimensione di gratuità che anche il nostro amore deve avere.
v. 35: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri". La gratuità dell’amore di Dio che si rivela pienamente nel Figlio morto e risorto per noi, è un segno che impegna anche noi, nell’amore, e questo, segno, è la connotazione più eloquente del cristiano. Anzi l’amore reciproco non è una croce che ci è stata messa addosso, un peso difficile da portare, ma è l’abito del cristiano: una nuova capacità di vita.L’amore fraterno è comando perché innanzitutto è dono, il Signore ce lo chiede perché innanzitutto ce lo sta donando, e ce lo dona con il dono della sua vita; è la vita donata del Signore che mette dentro di noi il desiderio, il sogno, l’anelito all’amore fraterno, e ci mette in movimento in questo itinerario di crescita e di comunione fraterna.È questa, oggi più che mai, la via per annunciare il Vangelo. Una società spesso frastornata dalle troppe parole cerca testimoni prima che maestri, vuole modelli prima che parole. Essa è più facilmente resa partecipe se vede un Vangelo fatto vita, capace di creare rapporti nuovi, improntati dalla fraternità e dall’amore.

Il Vangelo nel pensiero dei Padri della Chiesa
Ai discepoli, i quali intendono seguire Gesù… secondo quanto fa vedere quel passo: Chi non prende la sua e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo (Mt 10,38), il Signore dice: Dove vado io voi non potete venire, per adesso. Infatti, anche se intendevano seguire il Verbo e confessarlo senza prender scandalo di lui, non erano ancora in grado di farlo: allora infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato (Gv 7,39), e nessuno può dire: Gesù Signore, se non in virtù dello Spirito Santo (1Cor 12,3). Ora, il Verbo se ne va per il suo cammino, e gli sta appresso che si mette al seguito del Verbo; invece non gli sta appresso chi non è disposto a camminare vigorosamente sulle sue orme; il Verbo infatti conduce al padre suo quelli che fanno di tutto per potersi mettere al seguito e stargli appresso, fino a poter dire a Cristo: l’anima mia si è avvinta dietro a te (Sl 62,9) (Origene, Commento a Gv 32,398-400).

Cristo ci ha dunque dato un nuovo comandamento, nel senso che ha detto di amarci gli uni gli altri, così come egli ci ha amati. È questo amore che ci rinnova, perché diventiamo uomini nuovi, eredi del Nuovo Testamento, cantori di un nuovo cantico. Questo amore, fratelli, ha rinnovato anche i giusti dei tempi antichi, i patriarchi e i profeti, come più tardi ha rinnovato gli Apostoli. Esso ora rinnova tutte le genti, e di tutto il genere umano che è diffuso ovunque sulla terra fa un solo popolo nuovo, il corpo della nuova sposa del Figlio unigenito di Dio, della quale il Cantico del cantici dice chi è colei che si alza splendente di candore? (Ct 8,5). Essa è splendente di candore perché è rinnovata: da che cosa, se non dal nuovo comandamento? Ecco perché i suoi membri sono solleciti l’uno per l’altro; e se uno soffre, soffrono con lui tutti; se uno è glorificato, gioiscono con lui tutti gli altri (cfr 1Cor 12,25-26) (Agostino, Commento a Gv 65,1).

Per la riflessione personale e il confronto
Qual è allora il messaggio di oggi per noi? Ci possiamo soffermare alle parole di Gesù: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» e capire il nostro amore alla vita, ai fratelli, a quanti ci circondano è proporzionato all’amore di Cristo, riconoscendone la Sua presenza.

Pregare
Raccogliamoci in silenzio ripercorrendo la nostra preghiera e rispondiamo al Signore con le sue stesse parole (dal Sal 23):
Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca.
In verdi pascoli mi fa riposare.
Mi conduce, a fonti tranquille
E rinnova le mie forze;
mi guida per il sentiero giusto
facendo onore al suo nome
Anche se vado per valli oscure, non ho paura,
perché tu vieni con me, il tuo bastone e il tuo vincastro mi rasserenano.
Mi prepari una mensa di fronte ai miei nemici,
mi ungi il capo con profumi, il mio calice trabocca.
La tua bontà e la tua fedeltà mi seguono
Per tutta la vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

Contemplare-agire
Lasciamo che lo Spirito ci aiuti a discernere la Parola che ci fa uscire da noi per farci prossimo a chiunque ha bisogno della mia persona, delle mie capacità, di Dio, cominciando dai più vicini e cominciando dalle cose umili di ogni .