mercoledì 20 febbraio 2013

LECTIO: 1ª DOMENICA DI QUARESIMA (C)

Resta con noi, Signore, nell'ora della prova

Lectio divina su Lc 4,1-13


Invocare
Signore nostro Dio, ascolta la voce della Chiesa che t'invoca nel deserto del mondo: stendi su di noi la tua mano, perchè nutriti con il pane della tua parola e fortificati dal tuo Spirito, vinciamo col digiuno e la preghiera le continue seduzioni del maligno. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6 e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; 11 e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 
13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Capire
Luca racconta, con un certo stile, in 4,1-44 alcuni aspetti del ministero di Gesù dopo il suo battesimo, tra cui le tentazioni del demonio. 
Questo episodio della vita di Gesù introduce al suo ministero. Qualcuno lo interpreta come momento di transizione dal ministero di Giovanni Battista a quello di Gesù.
Ci troviamo, secondo la tradizione, nella zona desertica nei pressi di Gerico (deserto della Giudea), non lontano dal luogo del battesimo (zona, sempre secondo la tradizione, individuata con El Maghtas, circa 9 Km a est-sud est di Gerico). I visitatori di Telks-Sultan (la Gerico dell’A.T.) godono un’ottìma vista del tradizionale Monte delle Tentazioni (la tradizione risale al VII secolo) sulla cui cima (secondo Matteo, Luca infatti non precisa, dice solo che Gesù fu portato in alto) Satana offrì a Gesù tutti i regni della terra a patto che si prostrasse per adorarlo.
Il nome arabo della montagna, Jabal Quruntul, deriva evidentemente dalla parola francese quarante introdotta dai crociati in ricordo dei quaranta giorni delle tentazioni.
Le tre tentazioni di Gesù sono le tentazioni dell'uomo di sempre. Tentazione significa in realtà fare ordine nelle nostre scelte e nelle relazioni di fondo. Cosa succede nel Vangelo: essere tentati verso se stessi, verso gli altri e verso Dio.
Dunque, quello che abbiamo davanti non è una favola da raccontare, né un pio racconto edificante, ma al contrario gli evangeli ci suggeriscono che ciò che Gesù ha provato tocca ad ogni uomo. La prova sarà ormai il clima di ogni fede: chi sarà provato come lui, sarà figlio come lui.

- Silenzio meditativo perché la Parola entri in noi e illumini la nostra vita

Meditare
v. 1: "Gesù". Il nome usato non è quello di Messia o altro titolo consono alla missione. Luca sembra voler porre in evidenza quel Gesù partorito da Maria e del quale ha esposto gli eventi della nascita e del battesimo. Il discorso è prettamente teologico. Gesù è l'uomo come noi che sta per essere tentato ed inserito nella storia dì tutta l'umanità (Cfr. 3,23-38 la genealogia di Gesù).
"fu condotto dallo Spirito nel deserto". Nell'Antico Testamento il deserto non è solo ed esclusivamente il luogo della tentazione e della prova, ma è l'occasione di fare esperienza della vicinanza, della fedeltà, della misericordia del Signore (cfr. Dt 2, 7).
Gesù non và nel deserto di sua spontanea volontà; anche Luca come Matteo sottolinea che l’iniziativa del ritiro di Gesù nel deserto risale allo Spirito. Quello stesso Spirito che rese possibile la sua generazione (Lc 1,35) ed era venuto visibilmente su di lui per mostrare a tutti il compiacimento del Padre (Lc 3,21s), ora lo conduce nel deserto come aveva condotto il popolo eletto (Dt 8,2). 
v. 2: "quaranta giorni": Questo numero allude ai 40 anni del cammino di Israele nel deserto. E' il tempo della prova. E' il tempo dell'attesa prima della rivelazione.
Gesù come Mosè dopo aver digiunato 40 giorni sul monte, alla presenza del Signore, per ricevere la sua Legge (cfr. Es 34,28; Dt 9,9), si ritrova tentato e spezza le tavole per il grande peccato del Vitello d'oro (cfr. Dt 9,18). Anche Elia camminò e digiunò per 40 giorni e 40 notti prima di ricevere la rivelazione di JHWH sul monte Oreb.
"fu tentato". Nel linguaggio biblico il termine greco "peirazo", che vuol dire "tentare", ha un duplice significato: «mettere alla prova, saggiare» e «far deviare dalla retta via».
Luca vuole sottolineare, in particolare, il secondo significato, ovviamente senza escludere del tutto il primo, a motivo della velata allusione a Dt 8,2: Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
"dal diavolo". In greco diabolon significa accusatore (da dia-ballo = abbindolo con parole, accuso) perché davanti a Dio (cfr. Gb 1,6) mette in luce reali o supposte colpe o cattivi propositi dell'uomo.
v. 3: "Se tu sei". Ecco la prima delle tre tentazioni: l'avere, cioè l’uso del potere per se; tre è il numero perfetto, la sintesi di tutte le possibili tentazioni.
Il diavolo riprende quanto proclamato al battesimo "Tu sei" inserendoci il suo dubbio: "se".
Questo condizionale è la radice di ogni tentazione anche per noi, resi da Dìo veramente suoi figli, battezzati e segnati dalla Croce di lui. 
"Figlio di Dio" è detto proprio dai demoni (8,28); dai discepoli (Cfr. Mt 14,33) e da Pietro (Mt 16,16); è la domanda del sommo sacerdote (Cfr. Mt 26,63 e Mc 14,61) a cui Gesù risponde con decisione ed estrema chiarezza; è la proclamazione finale del centurione sotto la Croce (Cfr. Mt 27,54 e Mc 15,39).
"dì a questa pietra". L'espressione contiene l'imperativo aoristo positivo: ordina di dare inizio a un'azione nuova. La parola in Oriente ha una forza creatrice e può dare origine anche a ciò che ancora non esiste: Dio dice per creare (Cfr. Gen 1,3.6.9. ecc.); Gesù dimostrerà con i fatti (cfr. Mc4,39, obbedienza immediata del mare e dei venti) di avere parole di una potenza senza limiti (in ebraico parole di vita eterna, Gv 6,68).
v. 4: "rispose". Gesù usa la parola, ma delude il tentatore; risponde in modo tagliente rimandando alla sola Parola divina.
"Sta scritto", : ossia alla lettera, «è stato scritto da Dio» (passivo della Divinità, usato per non nominare il nome divino). Gesù contrappone alla tentazione la riflessione e l'ammonimento di Mosè ad Israele proprio riguardo a quell'episodio (Dt 8,3); Gesù sa che ogni parola di Dio è promessa che non viene mai meno.
"Non di solo pane", che vuol dire anche di pane, ma il "pane" primo è l'obbedire a Dio e il fidarsi di lui. Dio non è in alternativa al pane e non sottrae nulla all'uomo, anzi gli dà tutto perché è sua creatura. 
Il diavolo suggerisce sempre una alternativa falsa: è l'astuzia del nemico che vuole rovinare l'uomo. 
Siamo fatti per cose più grandi. Quando nella preghiera del Padre nostro preghiamo per il pane, riconosciamo che il nostro pane è da lui, ed è infine lui, stesso la nostra vita.
v. 7: "se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me": I vv. 5-7 raccolgono la seconda tentazione: quella del potere. Obiettivo della tentazione è l’acquisto di un potere che non faceva parte del programma messianico e salvifico stabilito da Dio per il suo Figlio. Luca sottolinea che questo tipo di potere viene direttamente da colui che è chiamato il principe di questo mondo. Usare i mezzi del nemico, significa già lavorare per lui, il cui fine è far usare all’uomo tali mezzi, che producono il male.
La tentazione del peccato di "idolatria" è quando si conferisce il carattere di assoluto e necessario a qualcosa che non è Dio; quando l'uomo assolutizza qualunque realtà al di sotto di Dio: la legge, l'ordine, la proprietà, il lavoro, la produttività, il consumo, il piacere, il benessere, la libertà, la scienza, lo stato, la chiesa, le varie ideologie ecc. I mezzi, anche quelli buoni, diventano negativi se assolutizzati.
Attenzione. A questa tentazione non è premesso l'espressione che Gesù è il Figlio di Dio, in quanto è indirizzata a ciascuno, a tutti.
v. 8 - "Sta scritto". Riprendendo Dt 6,13 Gesù da' la sua risposta radicale opponendosi a questa mentalità, a questo modo di usare il potere. Il potere è diabolico a prescindere da chi lo detiene. 
In questo versetto possiamo cogliere un parallelo del culto idolatrico del vitello d'oro, il dio visibile e disponibile che Israele si era costruito (Es 32,20; e 1 Cor 10,7).
v. 9: "Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui". I vv. 9-11 raccolgono la terza ed è la tentazione più diabolica, ammantata anche dalle parole della Scrittura.
Il diavolo mostra di conoscere perfino i testi «messianici» e di saperli applicare; cita il Sal 91 (90), 11a. 12ab (il salmo responsoriale offerto dalla Liturgia), un salmo didattico sapienziale e l'applicazione al Messia calza a pennello, beninteso quello immaginato dal diavolo.
Gesù ha subito nuovamente questa stessa tentazione durante la passione (cfr. Mt 26,51-54).
“Salvate stesso” sarà il tragico triplice ritornello della tentazione che risuona ai piedi della croce (23,35.37.39), anche per il cristiano di oggi.
v. 12: "È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo". Gesù risponde ancora una volta citando la Sacra Scrittura. L'obbedienza a Dio è alla base e non la tentazione. Come pure, Dio non ha bisogno di esibizione per una nostra sfiducia nei suoi confronti. La nostra vita è salva solo se ci si rimette a lui, alla sua giustizia che grazia.
v. 13: "il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato". Il diavolo si allontana ma non finisce qui. Luca questo particolare lo sottolinea con questa espressione: áchri kairoû (= per un certo tempo) che è densa di significato.
Il "kairós" non è solo il "tempo per la salvezza" concesso da Dio, ma è anche il tempo della Croce sotto la quale il diavolo ripeterà le tre tentazioni. Per tre volte verrà ricordato al Crocifisso che, se è il Messia, ha il potere di salvare se stesso. Ma egli si abbandonerà nelle braccia del Padre che gli donerà la pienezza della vita.

- Per la riflessione personale e il confronto:
Come vivo la fatica di essere fedele a Dio? Avverto la sua presenza anche nei "deserti" della mia vita?
Che spazio ha nella mia vita la Parola di Dio? Mi aiuta ad affrontare e superare le prove? Coltivo questo dono?
Anche io mi lascio possedere dal diavolo per ottenere pane e potere oppure seguo il Cristo nella piena coscienza di essere libero, generoso e amante come Lui?

Pregare
Lasciamoci guidare dallo Spirito di Dio e non dalle tentazioni del diavolo e rispondiamo al Signore con le sue stesse parole (dal Sal 90):

Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.

Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso».

Contemplare-agire
Viviamo ripercorrendo questa Parola meditata nella vita, aiutati dalle parole di Benedetto XVI: "la Quaresima ci vuole condurre in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel volgerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua misericordia, scopriremo uno “sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare ciascuno di noi".