mercoledì 6 dicembre 2017

LECTIO: II DOMENICA D’AVVENTO (B)

Lectio divina su Mc 1,1-8


Invocare
O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Leggere
1 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. 2 Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:egli preparerà la tua via. 3 Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, 4 vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7 E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Silenzio meditativo ripetendo mentalmente il testo, cercando di ricordare quanto letto o ascoltato

Capire
Un nuovo ciclo liturgico ci rimanda sempre al Precursore di Cristo. Il brano in questione è di Marco che costituisce l’inizio del suo vangelo. Dalla forma possiamo capire il suo stile arcaico. Con la sua vivacità, l’evangelista Marco tratteggia Gesù rivolgendosi in modo particolare a chi si è appena avvicinato al mondo cristiano.
Nel brano Marco presenta la necessità di un precursore perché si compia la venuta del Signore. Il Salvatore chiaramente è Gesù Cristo, ma c’è bisogno di Giovanni. Gesù è il più forte, ma deve essere preceduto da un altro meno forte di Gesù. “Gesù battezzerà in Spirito Santo” con la forza di Dio (Mc 1,8b), ma prima deve essere amministrato un battesimo di acqua (Mc 1,8a).
Il messaggio del Vangelo è chiarissimo: l’azione di Dio si inserisce pienamente nella trama quotidiana della storia; e quindi ha bisogno, come tutti gli avvenimenti umani, di essere collegata con quello che precede. Giovanni deve precedere Gesù, deve preparare la sua venuta, deve predicare un battesimo di conversione per la remissione dei peccati; e deve fare tutto questo ben sapendo di essere solo una premessa all’evento della salvezza effettiva.

Meditare
v. 1: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.  
L’evangelista Marco comincia il suo vangelo con un termine greco caro al mondo biblico: “arché”. La sua traduzione può assumere diverse sfaccettature: origine, inizio, principio, fondamento, nucleo, punto nodale. Il termine “arché” risuona nell’incipit solenne nel prologo giovanneo: “In principio era il Verbo” (Gv 1,1), e all’inizio della Sacra Scrittura: “In principio Dio creò” (Gn 1,1). È evidente il richiamo a Dio creatore, principio di tutto e che sostiene tutta la creazione fino a inviare il Figlio perché si faccia carne, nuovo Adamo e inizio della creazione nuova.
Un altro termine risuona nel versetto: “euanghèlion” che non è da intendere un genere letterario per raccontare la vicenda di Gesù, ma soprattutto un “annuncio”. Infatti, Gesù è l’annunciante e l’annunciato al tempo stesso. Di conseguenza l'evangelista Marco sottolinea nel presentare Gesù Cristo, Figlio di Dio, espressione che tornerà più volte durante la stesura del Vangelo. Al termine del Vangelo, nel momento della morte di Gesù, un soldato romano esclama: Veramente, quest'uomo era Figlio di Dio (Mc 15,39).
All'inizio ed alla fine, c'è questo titolo Figlio di Dio. Tra l'inizio e la fine, lungo le pagine del suo vangelo, Marco chiarisce come deve essere intesa ed annunciata questa verità centrale della nostra fede: Gesù, il Cristo, è il Figlio di Dio.
vv. 2-3: Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:egli preparerà la tua via.
Con questi versetti l’evangelista non fa altro che una sintesi di alcuni testi biblici: Es 23,20; Mal 3,1; Is 40,3, parole piene di speranza per il popolo.
Queste citazioni Marco le attribuisce a Isaia componendo così un’unica citazione, per presentarci Giovanni sia come “angelo”, il messaggero che precede la venuta del Signore per il giudizio (Ml 3,1 ss.), sia come voce che annuncia la libertà dalla prigionia e dall’esilio (Is 40,3): giudizio e liberazione sono riuniti per descrivere la predicazione del battesimo di conversione per il perdono dei peccati operata dal Battista nel deserto.
Riprendendo quanto è stato detto al v. 1, per Marco tutto inizia qui, dall’attività del Battista, inizia con la chiamata di Gesù a immergersi nel Giordano.
Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri Marco colloca l’attività del Battista nel deserto, seguendo la tradizione biblica che vede nel deserto il luogo in cui Dio e il Messia si rivelano. Il deserto è quel luogo di prova e di verifica della vita in se per recuperare autenticità.
Marco non dice tanto del Battista lo presenta come “voce di Dio” nel frammento della storia umana. Egli è la voce che grida e rompe il silenzio del deserto. Il suo grido è la forza della contrizione che comincia a lacerare i cuori degli ascoltatori, la seduzione del mondo che inclina al male viene smascherata in tutta la sua falsità e l’uomo ritrova il gusto dell’obbedienza a Dio.
v. 4: vi fu Giovanni
Giovanni Battista è un predicatore di penitenza; non semplicemente un “moralista” che esorta l’uomo peccatore a cambiare vita. Egli ha ricevuto un mandato (cfr. v. 2), è un profeta che proclama la Parola di Dio e dove la Parola di Dio chiede all’uomo qualcosa, nello stesso tempo produce essa stessa nell’uomo quello che chiede.
Nella missione del Battista due gli elementi che si rispondono a vicenda: la conversione dell’uomo e il perdono di Dio; l’uomo che torna verso Dio e Dio che si rivolge di nuovo all’uomo.
Questo significato della predicazione del Battista è confermato attraverso la citazione del profeta Isaia; vi leggiamo una promessa (mando il mio messaggero davanti a te) e un invito (preparate la strada del Signore). Ed è importante notare che prima c’è l’intervento di Dio (mando il mio messaggero) e poi, all’azione di Dio, segue l’azione dell’uomo (preparare la strada).
che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione
Segno esterno e visibile della conversione avvenuta in coloro che ascoltavano la predicazione del Battista e anche il segno della disponibilità a fare penitenza è il Battesimo (bapto, “immergere”).
Il Battesimo è un gesto insieme di immersione ed emersione dall’acqua. Questi due movimenti indicano rispettivamente morte e rinascita. Quanto fa il Battista è un rito che visibilizza all’esterno le disposizioni interiori di conversione. Questa parola, in ebraico, richiama a un cambiare direzione mentre in greco a un cambiare modo di pensare. Giovanni Battezza perché si possa riorientare la propria vita indirizzandola su Dio e la sua promessa.
per il perdono dei peccati
Dio precede sempre alla nostra conversione il suo perdono. Perdonare fa parte dell’opera di Dio. L’uomo che pecca è l’uomo che manca il bersaglio (dal significato ebraico di peccare). Quindi il peccatore è colui che non raggiunge il suo bersaglio, che non raggiunge Dio in quanto incapace di amare.
v. 5: Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme.
La “voce” giunge fino al deserto della Giudea e a Gerusalemme, la città rimpianta amaramente dal popolo in esilio, la città che uccide i profeti e che lapida i messaggeri di Dio, la città che costruisce sepolcri imbiancati, la città metà di ogni pellegrinaggio, la città sulla quale Gesù verserà lacrime e sangue.
Questa folla esce dalla propria città e accorre alle acque del Giordano. Ciò vuole indicare sia l’universalità della recezione del messaggio e della pratica del battesimo proposto da Giovanni al Giordano, ma anche un’evocazione proveniente ancora dal libro della Genesi (Gn 2,8-15), ove si menziona la grande fertilità del giardino dell’Eden posto ad oriente ed irrigato da un fiume che formava quattro corsi d’acqua.
E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Uscire è sinonimo di un battesimo. Immergersi in quelle acque, riconoscendo il proprio peccato, significa riemergerne come creature nuove per ritornare ad essere in comunione con Dio; significa tornare ad abitare il giardino nel quale l’uomo passeggiava al fianco di Dio. Anche in questo bagnarsi risuona l’“arché”, perché invitati ad iniziare con Gesù (anche lui si immergerà in quelle acque) il viaggio partendo dal proprio luogo di fede: un percorso di fede e di discepolato che Marco affida all’uomo di ogni tempo.
v. 6: Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico
Oltre a descrivere una condizione di vita, il vestirsi di peli di cammello ricorda l'abito del profeta Elia (2Re 1,7; 2,8), di colui che doveva far ritorno. Il cammello è l’animale che porta i pesi altri e che cammina per il deserto, che può sopportare le grandi difficoltà presenti in un luogo senza acqua e senza ombra, senza riparo e senza riposo. È l’immagine di Gesù di cui Giovanni ne assume le sembianze (cfr. Rm 13,14). Mentre la cintura di pelle attorno ai fianchi appartiene sia al profeta che al pellegrino e simboleggia la continenza e la sobrietà (Lc 12,35). Con i fianchi cinti sono partiti dall’Egitto gli ebrei dell’esodo a simboleggiare la prontezza e la disponibilità al cammino pasquale. Le cavallette ricordano le piaghe d’Egitto e il miele selvatico rievoca quello che scorreva insieme al latte nella terra promessa da Dio ad Abramo e alla sua discendenza. Inoltre, le cavallette erano il cibo degli asceti perché era possibile averlo anche nel deserto (Lv 11,22) come il miele selvatico. Insieme, cavallette e miele, sono la Parola di Dio nutrimento per l’uomo (Dt 8,3; Sal 19,11; 119,103; Ez 3,3)
Il versetto sintetizza l’essenziale per una vita il cui cuore da senso e spazio a Dio. Giovanni quindi fa della Parola di Dio il suo cibo, che gli permette di vincere il male e gustare il bene.
vv. 7-8: E proclamava: Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.
Gesù è il Messia designato il «Veniente» di Is 40,10 (cfr. Is 49,24-26). Al venire dalla parte sua deve corrispondere l’attesa dalla parte nostra. Giovanni è il discepolo che “viene dietro” (8,34).
Dal cuore del Battista notiamo una accoglienza trepidante del più “Forte”. Chi è questo “Forte”? È un’espressione che qualifica Gesù come il “più forte”, il “Potente di Giacobbe”. È forte colui di cui “nessuno è più grande fra i nati di donna”, ma è più forte colui che “si è abbassato al di sotto degli angeli”, ma sotto i cui piedi sono assoggettate tutte le cose.
Il sciogliere o legare i lacci erano alcuni servizi che i discepoli avevano il dovere di prestare al maestro e gli schiavi al padrone.
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo.
Qui sta la grandezza del Battista: la sua piccolezza e umiltà che lo pone dietro al Maestro e ricevere il battesimo che solo Gesù può dare: quello in Spirito Santo. La piccolezza e l'umiltà sono di esempio anche per noi. Nel Battista sono il suo punto di forza per continuare a essere il dito che indica Colui che deve venire in potenza.
Gesù è davvero il Signore in persona e perciò non battezzerà solo con l’acqua, come fa Giovanni, ma «con lo Spirito santo» che è, per definizione, lo Spirito del Signore. Infatti, “Battezza con lo Spirito Santo solo colui che ci elargisce lo Spirito per rendere attive in noi le virtù: carità, gioia, pace e pazienza, bontà, fede e mansuetudine e gli altri frutti insigni dello Spirito” (Ven. Beda, Omelie sul Vangelo, I,1). Questo battesimo che era atteso dagli ebrei (Gl 3,1), dice Giovanni, è un immergerci nella vita di Dio ed è il dono di Gesù: affogarci nella nostra morte per darci la sua vita.

La Parola illumina la vita e la interpella
Lungo la storia della mia vita, chi mi ha indicato il cammino verso Gesù?
Esco dalla mia città, dal mio deserto per ricominciare?
Mi accosto alla Parola di Dio per scoprirne la forza vitale per la mia storia di tutti i giorni?
Ho aiutato qualcuno a scoprire la Buona Notizia di Dio nella sua vita?
Quale cammino di conversione per andare incontro al Signore che viene?
Come il Battista accolgo “il più Forte” nella mia vita di tutti i giorni?

Pregare Rispondi a Dio con le sue stesse parole
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. 

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.           

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. (Sal 84)

Contemplare-agire  L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità…

Ripeti spesso e vivi oggi la Parola: “Fammi conoscere Signore le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Sal 24,4).