giovedì 17 maggio 2018

LECTIO: PENTECOSTE (B)


Lectio divina su Gv 15,26-27; 16,12-15


Invocare
O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
15,26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
16,12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Silenzio meditativo ripetendo mentalmente il testo, cercando di ricordare quanto letto o ascoltato

Capire
Ci troviamo nel contesto dei “discorsi di addio” (13,31-14,31; 15,1-16,33) detti alla vigilia della festa e posto alla fine dell'ultima cena di Gesù. Qui l'evangelista ha raccolto una serie di insegnamenti di Gesù.
Nei discorsi di addio, abbiamo numerose indicazioni sul dono dello Spirito Santo e sull'opera che egli compie in particolare nei capitoli 14-16. Questa sezione viene chiamata dagli esegeti “libro della rivelazione” (13,1-17,26).
Nel contesto che la liturgia odierna offre, la pericope evangelica va letta in parallelo con le altre letture proposte: quella dal libro degli Atti degli Apostoli (2,1-11) e l'epistola di san Paolo (Gal 5,16-25), ricordando che la festa della Pentecoste ebraica e il riferimento al dono della legge sono importanti per comprendere l'indicazione dello Spirito come Legge nuova del cristiano.
I discepoli, poi, sono invitati a crescere nell'amore verso il Maestro che si offre totalmente a loro. La pericope evangelica assume un carattere cristologico, infatti ciò che il Padre ha e ciò che il Paràclito fa, mettono in rilievo la pienezza ed assolutezza della rivelazione - comunicazione realizzata in Gesù Cristo. Tuttavia i rimandi alle tre persone divine, possono aprire a considerazioni trinitarie ma soprattutto illuminare chi prega veramente per divenire uno con lo Spirito.

Meditare
15,26: Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me
L’evangelista Giovanni con il termine "Paráclito" (gr. paráklētos) non vuol indicare la consolazione (paráklesis) ma colui che è «chiamato accanto» (klētos = chiamato e para = vicino). Esso è un termine giuridico che lo designa (il Paràclito) accanto ad un accusato per difenderlo e aiutarlo (lat. ad-vocatus). In 1Gv 2,1 lo stesso titolo viene attribuito a Cristo Risorto: «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto».
L'invio dello Spirito, a differenza di 14,16.26, è Gesù stesso a mandarlo, seppur dal Padre, che indica ad un tempo la provenienza dello Spirito e il luogo da dove Gesù lo invia.
Lo Spirito avrà una missione, nel mondo e presso i credenti,.e per questo motivo viene designato “spirito di verità”. Il vocabolo greco è alḗtheia che letteralmente significa “svelare qualcosa di nascosto”, “ciò che non è più nascosto”.
Questo Spirito renderà testimonianza. Il verbo testimoniare (martyrein), molto frequente in Giovanni, nel v. 26 fa la prima comparsa nei discorsi di addio. La testimonianza dello Spirito è rivolta direttamente al mondo, in favore di Gesù, come pure ai credenti, per sostenere il loro annuncio.
15,27: e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
L’evangelista mette in parallelo la testimonianza divina con quella dei discepoli, con una piccola differenza accompagnata dalla motivazione: «perché siete stati con me fin dal principio»: il fondamento della testimonianza non è una conoscenza mistica, ma l'esperienza storica di Gesù, fin dall'inizio del suo ministero.
L’espressione “fin dal principio” non può avere un semplice significato cronologico, applicabile ad Andrea, Pietro, Filippo e Natanaele (1,35-51). Ogni discepolo, in qualunque epoca, è chiamato a rendere testimonianza a Gesù. Infatti, per rendere testimonianza bisogna accettare come norma tutta la vita di Gesù, fin dal principio, senza separare Gesù risuscitato dal Gesù terreno.
16,12: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Gesù ha sempre qualcosa da comunicarci per il nostro cammino trinitario. Infatti lo Spirito non aggiungerà nulla ma riceverà le parole di Gesù e ce le ridonerà contestualizzandole e attualizzandole continuamente. L’evangelista Giovanni sottolinea la nostra incapacità di comprendere il suo insegnamento e questo perché ci sono delle cose che si capiscono solo attraverso l’esperienza. L’espressione (alla base del termine greco bastazō, reggere, c’è l’immagine di chi porta gravi pesi, il NT lo usa come traslato ad es. Rm 15,1; Ap 2, 2.3) che ripropone la situazione di tristezza e turbamento che aggravava gli animi dei discepoli. E solo attraverso la Croce di Cristo si può capire che cosa sia effettivamente la vita cristiana e il discepolato. Allora dovrà venire lo Spirito di verità per condurre i credenti alla verità intera.
16,13: Quando verrà lui, lo Spirito della verità
L’espressione è preferita dalla comunità giovannea (14,17; 15,26; 1Gv 4,6; 5,6) che sperimenta come prima verità proprio il bisogno di avere una guida sicura per scendere nei vertiginosi misteri aperti dal Comunicatore, una giuda capace di condurre ad un’esperienza-conoscenza del vero, del reale, senza ambiguità.
vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito
Anche lo Spirito è Maestro e Guida (cfr. Es 15,13; Is 49,10; Sal 24,5; Sap 18,3 per il tema di Dio che guida il suo popolo). Cosa significa? Lo Spirito che guiderà alla verità non è uno Spirito che insegnerà qualcosa di diverso di quanto annunciato da Gesù. Egli è in funzione della rivelazione di Gesù; non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito, cioè tutto ciò che Gesù ha rivelato.
Attraverso lo Spirito è possibile ai credenti comprendere il significato della vita e delle parole di Gesù e farle diventare pensieri, sentimenti e scelte personali.
E vi annuncerà le cose future
Il verbo usato «annunzierà» (anangéllō) (da cui poi evanghélion, Evangelo, Buona Notizia) proviene dalla tradizione apocalittica dove indica l'interpretazione delle visioni o la rivelazione dei misteri (cfr. Dn 2,2.4.7.9). Lo Spirito espleterà questa funzione mediante gli apostoli, che avranno una missione particolare nei riguardi della rivelazione storica di Gesù in quanto furono testimoni fin dall'inizio. L’annunzio, l’azione dello Spirito sarà rivedere Gesù nella storia. Riannunciarlo, ridirlo, rinarrare le cose che vanno avvenendo leggendole come le leggerebbe Gesù.
Cosa sono le cose future? Certamente lo Spirito non sarà un informatore sui fatti concreti della storia o un mago che predice il futuro. Quello che lo Spirito Santo ci fa capire è il traguardo, il compimento della storia, dove la storia va a finire, ci spinge al futuro. Questo perché compimento della storia non è altro che il Cristo risorto. Nel vangelo secondo Giovanni, il Cristo in croce è glorioso; nei crocefissi bizantini il Cristo in Croce è luminoso, è ricco di vita, è risorto, è ancora sulla Croce ma è già risorto. Se noi riusciamo a vedere la Croce di Gesù come una vittoria, non c’è niente che ci possa portare via la fede; se riusciamo a vedere anche nel male, anche nel massimo dell’abbassamento, della sofferenza, dell’umiliazione la gloria di Dio, la bellezza di Dio, allora la fede è sicura e fondata. Non c’è nessun rischio o paura del futuro che ci possa togliere la fede perché se è possibile avere fede in Croce è possibile avere fede in qualunque situazione.
16,14: Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Come il Paràclito glorificherà Gesù? Per glorificare Gesù, lo Spirito si annichilisce in Lui. Ma è glorificato anche dall’opera di interpretazione che lo Spirito compie nella comunità (cfr. Gv 3,35) e lo ripete nuovamente in modo nuovo trasformando i discepoli in nuove creature.
Questa azione rende manifesto l’amore di Gesù (la gloria) ai suoi. Egli, infatti, comunicherà ai credenti ciò che è di Gesù, il suo patrimonio potremmo dire: ossia una conoscenza di Lui, ma anche la partecipazione alla sua stessa vita.
Lo Spirito spinge sempre al nuovo, sempre pronto a dare nuove risposte ai bisogni dell’umanità. In questa attività lo Spirito prende da Gesù (prenderà da quel che è mio) il messaggio e l’amore (la gloria) manifestati nella sua morte: lo ascolta in quanto messaggio, lo prende in quanto amore, per comunicarlo.
Lo Spirito spinge fin quando non avremo il coraggio di dire la verità tutta intera nelle relazioni quotidiane o nei problemi che viviamo. Purificherà la parte malata e ci indicherà una nuova identità.
16,15: Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Ciò che Gesù possiede in comune con il Padre è in primo luogo la gloria (l’amore) che questi gli ha comunicato (1,14), in altre parole l’amore leale e fedele (la gloria), lo Spirito (1,32; cfr. 17,10). Questo non è una possessione statica ma dinamica in quanto vi è unione tra Padre e Figlio, comunicazione incessante e vicendevole, che fa sì che i due siano uno (10,30) e ne compenetra l’attività.
La rivelazione è dunque perfettamente una: avendo origine nel Padre e realizzandosi per mezzo del
Figlio, si compie nello Spirito, per la gloria del Figlio e del Padre.
Le parole del Padre dette da Gesù e ripetute dal Paràclito sono spirito e vita, vita della Trinità e sono tutto. Il Paràclito ci apre l’orecchio e noi ascoltiamo i Tre che ancora una volta ripetono al nostro cuore: “tutto quel che è mio è tuo e il tuo è mio” (Gv 17,10) e anche noi possiamo ripetere a Loro Tre, danzando di gratitudine inesprimibile: “tutto quel che è Vostro è mio e il mio è Vostro” ripetere a chi amiamo: “tutto quel che è mio è tuo e il tuo è mio” ripeterlo a tutti perché il tutto è per tutti. Un giorno potremmo vivere tutto questo dinanzi all’amore trinitario e il tutto si trasformerà in lui è mio e io sono sua, suo. (Ct 2,16).

La Parola illumina la vita e la interpella
Sono consapevole che Gesù non è soltanto un esempio del passato, ma anche e soprattutto il salvatore presente?
Cristo è il contenuto della mia fede e del mio servizio di testimone? Vivo una chiara scelta di testimonianza, per essere missionario della potenza salvifica di Dio?
Faccio sì che la mia vita sia trasformata dall’azione dello Spirito Santo per vivere meglio la vita trinitaria? Mi lascio guidare dallo Spirito per vivere meglio la mia missione di testimone?
Sono attento alla voce dello Spirito di verità che mi comunica tutta la verità totale di Gesù?
Sono testimone integrale, completo, di tutte le parole di Gesù, di tutto ciò che Gesù ha vissuto, ha proclamato, ha consegnato ai suoi e non solo di alcuni aspetti a me più congeniali?

Pregare Rispondi a Dio con le sue stesse parole
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. (Sal 103)

Contemplare-agire  L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità…
Lasciamo che lo Spirito Santo, ci aiuti a leggere “i segni dei tempi”, cioè a capire che cosa nella vita della Chiesa e del mondo è nella direzione giusta, e che cosa invece è un ostacolo al compimento del progetto di Dio. Ci aiuti a porre delle scelte che siano costruttive e non di distruzione e di annientamento, scelte di vita e non di morte.