giovedì 28 novembre 2019

LECTIO: I DOMENICA DI AVVENTO Anno A


Lectio divina su Mt 24,37-44


Invocare
O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

In ascolto della Parola (Leggere)
37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.

Silenzio meditativo lasciando risuonare nel cuore la Parola di Dio

Dentro il Testo
Nella liturgia della prima domenica di Avvento, la Chiesa ci pone dinanzi uno dei cinque discorsi di Gesù. 
Il brano si inserisce nella lunga risposta che Gesù dà ai discepoli, sollecitato dalla loro domanda: «Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Di' a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo"» (24,3). Da questo momento, l’Evangelista include nel suo Vangelo un “discorso escatologico” centrato sulla rivelazione da parte di Gesù circa la sua prossima venuta, la parousìa, termine che nel mondo greco indicava la venuta e presenza dell’imperatore o di un’alta autorità in un determinato luogo. Ripreso nel NT, ove sta a indicare la venuta di Gesù alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio.
La seconda parte del discorso escatologico è aperta e chiusa dall’affermazione: nessuno conosce il “giorno” e l’“ora” (24,36; 25,13). Il messaggio è chiaro: la venuta del Signore è imprevedibile, di qui la necessità della vigilanza indicata dal verbo “vegliate” e dall’avverbio conclusivo “dunque” (perciò). Per i discepoli è fondamentale il quando, ma Gesù non offre nessuna risposta precisa, perché il quando è sempre presente.
Il ritorno di Gesù alla fine dei tempi è una gioia, ma anche un invito a impegnarsi seriamente, lasciando a margine le cose secondarie e preparando il suo arrivo.

Riflettere sulla Parola (Meditare)
vv. 37-39: Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo.
In questi versetti, Gesù risponde a coloro che della vita fanno il fondamento della propria sicurezza e rifacendosi alla Sacra Scrittura cita la generazione di Noé, ai tempi del diluvio, che passò alla storia come la più corrotta di tutte (cfr. Gen 6,5-8,14; 1Pt 3,20) e alla visione del profeta Daniele per “la venuta del Figlio dell’uomo”: ”Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui” (Dan 7,13).
In questo paragone troviamo una vita non dedita “alle cose di lassù”, una mancanza di presa di coscienza interiore per poter accogliere la grazia divina. Un vivere troppo sicuri di sé!
Anche oggi, in qualche modo, succede la stessa cosa: viviamo una certa sicurezza di noi stessi, ci arrampichiamo alla cieca e continuiamo a sopravvivere.
Gesù invita a fare attenzione, la storia si ripete e il pensare umano si rivela stoltezza (cfr. 1Cor 1,18-2,5). Dice l’Orante: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella” (Sal 127 [126],1).
Nelle parole del Salmista, abbiamo un ammonimento per indicare che senza Dio non è possibile la sicurezza e il benessere. Sì, il progresso va avanti ma manca un vivo orientamento a Dio. “Senza il Signore non possiamo fare nulla” (Gv 15,5). Noi siamo l’edificio di Dio, così come dice Paolo (1Cor 3,9) non un semplice edificio umano.
Questo sconvolgimento naturale è un richiamo alla vigilanza e a una profonda conversione interiore che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda.
vv. 40-41: Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.
Quasi a mo’ di parabola, anche qui accade la stessa cosa. Cosa ci distingue nella vita? A questi due contadini non distingue niente e la stessa cosa è per le due donne nella loro attività. Si lavora intensamente, con affanno, per avere ricchezza, ma Dio la darebbe senza tutto quell'affannarsi, se si fosse uniti a lui, se si “cerca prima il Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6,33).
Gesù aveva detto: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso” (Lc 21,34).
Oggi invece dice che alcuni saranno presi, cioè riceveranno quella salvezza che sempre hanno accolto nella loro vita, mentre coloro che hanno condotto una vita senza senso, non la riceveranno.
In questi personaggi possiamo leggere i due aspetti della vita che conduciamo: contare su se stessi, l’altra invece su Dio e sulla sua venuta; al lavoro da soli, al lavoro insieme con Dio; addormentati interiormente, vigilanti.
Modi diversi di vivere la vita. Il discepolo però deve gettare nel Signore il suo affanno (Sal 55,22) che è un umiliarsi: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo, gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1Pt 5,6-7).
L’umiltà è data come referenza in questo passaggio: affrontare la vita di ogni giorno con i suoi affanni e gettare tutte le nostre preoccupazioni su Dio, perché Egli è il nostro Pastore.
v. 42: Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Questo versetto, simile al v. 44 (“tenetevi pronti”), nelle pagine del Vangelo lo troviamo più volte in bocca a Gesù. La non sicurezza è stata sempre messa in guardia da Gesù. Persino la morte può essere per noi motivo di rifiuto e quindi vivere come se non esistesse. Eppure lo sappiamo che dobbiamo morire. È la nostra cecità che in questo momento viene ammonita. Il nostro essere duri nel cuore.
L’evangelista per farlo capire ne parla fino al cap. 25. Vigilare significa, non starsene barricati, sicuri, ma assumersi ogni giorno le proprie responsabilità, affrontare gli avvenimenti della vita. È un mettersi continuamente alla presenza del Signore. Nell’essere vigilanti ci sta quella forza di spezzare l’indifferenza, l’inerzia, la distrazione. San Paolo scrivendo ai cristiani di Roma dice: “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti” (Rm 13,11). Chi dorme vive nel torpore dei sensi, è supino, “ha occhi ma non vede, ha orecchi ma non ode” (Ger 5,21), ha labbra ma non parla, il suo cuore batte ma non ama: dorme!
Diversamente è la persona opposta che è sveglia. Egli è capace di stare in piedi nella vita di tutti i giorni, perché capace di stare alla presenza di Dio e legge la realtà della vita partendo dal cuore di Dio, un cuore capace di amare oltre ogni misura fino al dono della propria vita.
v. 43: Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
L’insistenza di Gesù: “cercate di capire”, ci fa pensare quanto Gesù ha a cuore la nostra sorte. Queste prime parole riprendono quanto detto al v. 34.
La parte finale di questo versetto ci obbliga a metterci in ricerca interiore e non ad aspettare gli eventi della vita che ci distruggono (descritti qui con il ladro). Uno deve custodire i doni che ha, coltivarli, lasciarli crescere e proteggerli.  saperli leggere alla luce del vangelo.
Gesù forse parla di se stesso che si paragona a un ladro nella notte. C’è una tensione verso “quella notte” ma c’è anche una casa, che è la cella del nostro cuore, dove possiamo riscoprire e orientare le nostre scelte di fede, riscoprire la sobrietà della vita: vivere la purità di cuore che è legata fondamentalmente alla vita spirituale per la beatitudine che gli è associata: “perché vedranno Dio” (Mt 5,8).
"Se noi dunque desideriamo incontrare Dio, dobbiamo cercarlo nella cella del nostro cuore. Se riusciremo veramente a comprendere che tutto è intimamente unito in Dio, raggiungeremo la pace e la bellezza!" (Tagore) e la casa del nostro cuore sarà intatta.
v. 44: Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.
Per rafforzare quanto detto prima, Gesù dice che il Figlio dell’uomo verrà nel momento in cui non si pensa. Dio viene quando meno si aspetta (cfr. Mt 25,1-13).
L’ora di cui parla Matteo richiama il giorno e il tempo di cui Paolo parla ai Romani. Non un semplice tempo cronologico, ma un kairos, un rivestirsi della luce di Cristo (cfr. Rm 13,11-14).
Nella Bibbia il tempo è visto come dono di Dio ed è posto sempre in relazione all’uomo e alla storia. Per questo la vigilanza è vivere ogni frammento di vita come fosse prezioso, il solo a disposizione.
In questo momento Gesù rivolgendosi a noi continua a chiederci di vigilare attentamente conducendo una vita serena verso la perfezione. La vigilanza è la matrice di ogni virtù umana e cristiana, è il sale di tutto l’agire, è la luce del pensare, ascoltare e parlare di ogni umano e in quanto tale bisogna cogliere, capire il presente per scoprirvi il passaggio di Dio, non per ammirarlo, ma come un tempo di grazia per vivere e dare speranza al nostro tempo.
San Paolo esorta: “il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Ts 5,23). Questo atteggiamento è segno di maturità, in cui vigilanza e pace si mescolano.  
Lasciamo allora che la Parola di Dio invada le nostre coscienze e ci riempia della forza dell’amore da poter donare e restare “svegli” per incontrare il Signore che viene nella pace e nella quiete vigile che è la carità!

Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato

La Parola illumina la vita e la interpella
Come leggo, alla luce del brano evangelico odierno, la realtà che mi circonda?
Come mi guardo attorno, dentro il mio cuore, per rivedere le mie scelte, il mio stile di vita alla luce della Parola di Dio?
Sono vigilante, vivendo ogni frammento di vita come fosse prezioso, il solo a disposizione?
Quale è il mio modo di aspettare la venuta di Gesù?

Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene. (Sal 121).

L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Vigilate sulla vostra vita: che le vostre lampade non si spengano e non si sciolgano le cinture dai vostri fianchi. State pronti, perché non sapete l'ora in cui nostro Signore verrà. Radunatevi frequentemente, per cercare insieme ciò che più conta per le vostre anime; a che cosa vi gioverà il tempo vissuto nella fede, se, all'ultimo momento, non sarete trovati fedeli? (Didaché).