Lectio divina su Gv 16,12-15
Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo; tu che nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa’ che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.
In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta delle salde radici.
Il brano di questa solennità, Gv 16,12-15, fa parte di quella sezione del vangelo di Giovanni che gli esegeti chiamano il “libro della rivelazione” (13,1-17,26). I quattro versetti (vv. 12-15) si inquadrano nel lungo “discorso di addio” ai discepoli, che più che un addio è una “lettura spirituale” per prepararli a ciò che dovrà accadere.
Questo stesso Spirito farà capire che la Croce non è una sconfitta, ma il trionfo dell’amore su tutto. Ci aiuterà e ci indirizzerà, in questo mondo ostile e senza Dio, a testimoniare la presenza di Dio Padre, vivendo la fraternità. Qui troviamo il senso e il valore della nostra esistenza: vivere da figli, vivere da fratelli lasciandoci prendere per mano dallo Spirito perché ci conduca a Gesù, il Figlio di Dio.
Inoltre, la partenza del Figlio segna l’inizio del nostro cammino dietro di lui. Come lui ci attira verso il Padre e noi, vivendo del suo Spirito, attiriamo altri dietro di noi, testimoniando l’amore e la vita fino a quando Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15.28) come dono d’amore. Questa è la più alta promessa della Sacra Scrittura: «Dono e amore: è questa l’eterna potenza dell’aprirsi di Dio uno e trino all’uomo e al mondo, nello Spirito Santo» (Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, n. 59).
La vita nello Spirito di ogni battezzato è unione affettiva ma anche effettiva con Gesù. Infatti, con e come Gesù, il battezzato porta avanti il disegno del Padre, che vuole salvare il mondo (cf. 3,16s).
v. 12: Molte cose ho ancora da dirvi.
L’amore di cui parla Gesù, si tratta di una verità che per loro sarebbe troppo pesante, non la sopporterebbero. L’evangelista Giovanni usa espressioni per indicare la gravita del peso. Cosa Gesù non vuol dire ai suoi discepoli? Egli non può spiegare il senso della conclusione tragica della sua vita terrena, in quanto ai loro occhi apparirà come una sconfitta, un grande fallimento: lui sarà condannato come un malfattore, un eretico, un bestemmiatore. Quest’argomento è troppo pesante da affrontare per i discepoli, non ne hanno le forze per reggerlo. Non sono ancora nell’ottica del dono e dell’amore. Non sono in grado di capire che la vita donata per amore, anche per i nemici, è la vera vita.
Le parole di Gesù, le parole di verità, le parole dell’amore hanno un peso, un peso specifico, che capisce solo chi
ama. E quindi solo lo Spirito che è amore ci fa capire queste parole.
Quest’esperienza passa solo attraverso la Croce di Cristo, e solo attraverso di essa si può capire che cosa sia effettivamente la vita cristiana e il discepolato. Chi sarà a far capire queste cose ai discepoli? Sarà lo Spirito Santo, lo Spirito di verità che introdurrà in tutta la verità, che renderà capaci di portare il peso.
v. 13: Quando verrà lui, lo Spirito della verità
La definizione del Paraclito quale Spirito di verità viene illuminata da Gv 14,6: «Io sono la via, la verità e la vita».
Spirito di verità «è il Paraclito in quanto Spirito della verità divina che si manifesta in Gesù, in quanto Spirito di rivelazione; egli è Spirito di rivelazione in quanto non parla da sé stesso, ma prende da Gesù il quale è verità» (W. Thusing). È chiamato lo Spirito della verità perché sbugiarda lo spirito della menzogna che ci domina. È chiamato spirito della verità perché la verità che è il sinonimo di Vangelo è Gesù stesso in persona. Egli verrà a noi quando contempleremo il Trafitto che, dall’alto della croce, ci dà il suo Spirito (cf. 19,30-37).
L’espressione, “Spirito della verità”, è preferita dalla comunità giovannea (14,17; 15,26; 1Gv 4,6; 5,6) che sperimenta come prima verità proprio il bisogno di avere una guida sicura per scendere nei vertiginosi misteri aperti dal Comunicatore, una guida capace di condurre ad un’esperienza-conoscenza del vero, del reale, senza ambiguità.
vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso… dirà tutto ciò che avrà udito…
Anche la terza Persona della SS. Trinità, la Verità di Dio, si serve della sua libertà sovrana, propriamente divina, e con iniziativa personale "viene", per riportarci alla Verità intera. Egli è una guida sicura per scendere nei vertiginosi misteri aperti dal Comunicatore, una guida capace di condurre ad un’esperienza-conoscenza del vero, del reale, senza ambiguità.
La venuta dello Spirito è accompagnata da alcuni verbi, come: guiderà, parlerà, annuncerà (v.13), glorificherà (v.14). Erroneamente, possiamo intendere che Gesù sia una “mezza verità” e che lo Spirito sia la verità intera. Gesù è già la verità “tutta intera”. Lo Spirito della verità ci introdurrà in essa per rendercela più trasparente, guidandoci nel suo stesso cammino di verità e di vita.
Lo Spirito è sempre in movimento per questo guiderà alla verità, non è uno Spirito che insegnerà qualcosa di diverso di quanto annunciato da Gesù. Egli è in funzione della rivelazione di Gesù; non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito, cioè tutto ciò che Gesù ha rivelato. Attraverso lo Spirito è possibile ai credenti comprendere il significato della vita e delle parole di Gesù e farle diventare pensieri, sentimenti e scelte personali.
vi annuncerà le cose future.
vv. 14-15: Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Gesù quasi ad insistere, rinnova la sua promessa. Egli specifica che l’azione dello Spirito Santo è glorificazione sua (cf. Gv 7,37-39), in quanto Uomo-Dio e dal Cristo prenderà ogni insegnamento, riportando alla memoria del cuore le parole di Gesù, i gesti da lui compiuti, il cammino umano del Figlio stesso di Dio.
Lo Spirito scruta e scandaglia le profondità di Dio e ce le comunica, cosicché noi, uomini spirituali, abbiamo il pensiero di Cristo (1Cor 2,10-16) rendendoci partecipi della natura divina. A noi resta aprirci all’azione di Dio per poi aprirci a quanti incontreremo sul nostro cammino.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Il Paraclito riceve tutto dal Figlio incarnato e risorto, tutto quanto il Padre ha dato al Figlio (Gv 3,35) e lo ripete nuovamente in modo nuovo trasformando i discepoli in nuove creature. Come Gesù ha dato ai discepoli le parole che il Padre gli ha dato (Gv 17,8) il Paraclito dà ai discepoli le parole che Gesù gli dà in quell’eterno presente trinitario che racchiude in sé l’oggi degli uomini; così, anche il Figlio non vive per sé, ma vive per il Padre, e Gesù più volte afferma che egli ascolta il Padre, e non fa nulla senza il Padre.
Il messaggio è esperienza d’amore nel seno della Trinità, perché i Tre, unico Dio vivente, sono tutti l'uno per l'altro, il Padre per il Figlio, il Figlio per il Padre, e lo Spirito che tutto riceve e che conduce i credenti al Figlio e al Padre. Chi lo accoglie non può fare altro che continuare a vivere quest’esperienza d’amore, scoprendo il senso profondo dell’essere uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio, suo riflesso nella ferialità, fino ad arrivare al beato giorno ove potremmo vivere tutto questo dinanzi all’Amore trinitario e il tutto si trasformerà in lui è mio e io sono sua, suo... (Ct 2,16): eterno scambio d’amore.
Come vivo questo mistero principale della fede?
Sono consapevole che Gesù non è soltanto un esempio del passato, ma anche e soprattutto il Salvatore presente?
Ho fatto mai l'esperienza di conoscere cose di cui in quel momento non potevo portare il peso? Come mi sono comportato/a?
Sono attento alla voce dello Spirito di verità che mi comunica tutta la verità rivelata da Gesù?
Lascio che la mia vita sia trasformata dall’azione dello Spirito Santo per vivere meglio la vita trinitaria?
Come contribuisco a realizzare, sul piano sia individuale che sociale, il modello di comunione della Trinità?
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. (Sal 8).
Vivere sotto il segno della Trinità vuol dire tradurre la fede in Gesù Cristo in atteggiamento di una speranza che ci apra al futuro di Dio e si attui in quell’amore che deve essere simile a quello che si è rivelato storicamente in Gesù, nei suoi gesti, nelle sue parole e soprattutto nel suo cuore (Benedict Vadakkekara).