martedì 10 giugno 2025

LECTIO: DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ (Anno C)

Lectio divina su Gv 16,12-15
 

Invocare
Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo; tu che nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa’ che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
In ascolto della Parola (Leggere)
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
 
In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta delle salde radici.
 
Dentro il Testo
Il brano di questa solennità, Gv 16,12-15, fa parte di quella sezione del vangelo di Giovanni che gli esegeti chiamano il “libro della rivelazione” (13,1-17,26). I quattro versetti (vv. 12-15) si inquadrano nel lungo “discorso di addio” ai discepoli, che più che un addio è una “lettura spirituale” per prepararli a ciò che dovrà accadere.
I versetti precedenti ci mostrano dei discepoli tristi a causa della partenza di Gesù, della sua morte. Tutto appare un vero e proprio fallimento. Gesù, poco alla volta, dice che la Croce non è il fallimento ma è la realizzazione piena della sua divinità. Sulla Croce Egli si rivela Dio, perché ama fino all’estremo. Sulla Croce si rivela uguale al Padre, con lo stesso amore del Padre. Allora, il suo andarsene è fondamentale, è il mezzo con il quale ci dona la sua vita, il suo Spirito, il suo amore perché anche noi possiamo viverne.
Questo stesso Spirito farà capire che la Croce non è una sconfitta, ma il trionfo dell’amore su tutto. Ci aiuterà e ci indirizzerà, in questo mondo ostile e senza Dio, a testimoniare la presenza di Dio Padre, vivendo la fraternità. Qui troviamo il senso e il valore della nostra esistenza: vivere da figli, vivere da fratelli lasciandoci prendere per mano dallo Spirito perché ci conduca a Gesù, il Figlio di Dio.
Inoltre, la partenza del Figlio segna l’inizio del nostro cammino dietro di lui. Come lui ci attira verso il Padre e noi, vivendo del suo Spirito, attiriamo altri dietro di noi, testimoniando l’amore e la vita fino a quando Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15.28) come dono d’amore. Questa è la più alta promessa della Sacra Scrittura: «Dono e amore: è questa l’eterna potenza dell’aprirsi di Dio uno e trino all’uomo e al mondo, nello Spirito Santo» (Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, n. 59).
La vita nello Spirito di ogni battezzato è unione affettiva ma anche effettiva con Gesù. Infatti, con e come Gesù, il battezzato porta avanti il disegno del Padre, che vuole salvare il mondo (cf. 3,16s).
 
Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 12: Molte cose ho ancora da dirvi.
Chissà perché Gesù usa questa espressione. In realtà con la sua vita e la sua morte in Croce ci ha detto e dato tutto. Ci ha espresso l’amore assoluto di Dio. Perché ora dice così? Gesù in realtà ha sempre qualcosa da comunicarci per il nostro cammino trinitario. La Parola è sempre viva e sempre nuova. Tutto sta nell’amore. Infatti, nell’amore c’è sempre un di più da capire che non è mai dicibile e che lo capisce solo chi ama. Lo Spirito ci farà capire il “non detto” di ciò che Gesù ha detto (cf. v. 13), non aggiungerà nulla ma riceverà le parole di Gesù e ce le ridonerà contestualizzandole e attualizzandole continuamente facendoci portare il peso della verità dell’amore. Il Consolatore attualizzerà nella storia la sua presenza, “parlando” qui ora di ciò che egli “ha detto” allora. Tutta la storia è compimento della rivelazione del Figlio, alla luce dell’amore che accresce la conoscenza e della conoscenza che accresce l’amore.
per il momento non siete capaci di portarne il peso
L’amore di cui parla Gesù, si tratta di una verità che per loro sarebbe troppo pesante, non la sopporterebbero. L’evangelista Giovanni usa espressioni per indicare la gravita del peso. Cosa Gesù non vuol dire ai suoi discepoli? Egli non può spiegare il senso della conclusione tragica della sua vita terrena, in quanto ai loro occhi apparirà come una sconfitta, un grande fallimento: lui sarà condannato come un malfattore, un eretico, un bestemmiatore. Quest’argomento è troppo pesante da affrontare per i discepoli, non ne hanno le forze per reggerlo. Non sono ancora nell’ottica del dono e dell’amore. Non sono in grado di capire che la vita donata per amore, anche per i nemici, è la vera vita.
Le parole di Gesù, le parole di verità, le parole dell’amore hanno un peso, un peso specifico, che capisce solo chi
ama. E quindi solo lo Spirito che è amore ci fa capire queste parole.
Quest’esperienza passa solo attraverso la Croce di Cristo, e solo attraverso di essa si può capire che cosa sia effettivamente la vita cristiana e il discepolato. Chi sarà a far capire queste cose ai discepoli? Sarà lo Spirito Santo, lo Spirito di verità che introdurrà in tutta la verità, che renderà capaci di portare il peso.
v. 13: Quando verrà lui, lo Spirito della verità
La definizione del Paraclito quale Spirito di verità viene illuminata da Gv 14,6: «Io sono la via, la verità e la vita».
Spirito di verità «è il Paraclito in quanto Spirito della verità divina che si manifesta in Gesù, in quanto Spirito di rivelazione; egli è Spirito di rivelazione in quanto non parla da sé stesso, ma prende da Gesù il quale è verità» (W. Thusing). È chiamato lo Spirito della verità perché sbugiarda lo spirito della menzogna che ci domina. È chiamato spirito della verità perché la verità che è il sinonimo di Vangelo è Gesù stesso in persona. Egli verrà a noi quando contempleremo il Trafitto che, dall’alto della croce, ci dà il suo Spirito (cf. 19,30-37).
L’espressione, “Spirito della verità”, è preferita dalla comunità giovannea (14,17; 15,26; 1Gv 4,6; 5,6) che sperimenta come prima verità proprio il bisogno di avere una guida sicura per scendere nei vertiginosi misteri aperti dal Comunicatore, una guida capace di condurre ad un’esperienza-conoscenza del vero, del reale, senza ambiguità.
vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso… dirà tutto ciò che avrà udito…
Anche la terza Persona della SS. Trinità, la Verità di Dio, si serve della sua libertà sovrana, propriamente divina, e con iniziativa personale "viene", per riportarci alla Verità intera. Egli è una guida sicura per scendere nei vertiginosi misteri aperti dal Comunicatore, una guida capace di condurre ad un’esperienza-conoscenza del vero, del reale, senza ambiguità.
La venuta dello Spirito è accompagnata da alcuni verbi, come: guiderà, parlerà, annuncerà (v.13), glorificherà (v.14). Erroneamente, possiamo intendere che Gesù sia una “mezza verità” e che lo Spirito sia la verità intera. Gesù è già la verità “tutta intera”. Lo Spirito della verità ci introdurrà in essa per rendercela più trasparente, guidandoci nel suo stesso cammino di verità e di vita.
Lo Spirito è sempre in movimento per questo guiderà alla verità, non è uno Spirito che insegnerà qualcosa di diverso di quanto annunciato da Gesù. Egli è in funzione della rivelazione di Gesù; non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito, cioè tutto ciò che Gesù ha rivelato. Attraverso lo Spirito è possibile ai credenti comprendere il significato della vita e delle parole di Gesù e farle diventare pensieri, sentimenti e scelte personali.
vi annuncerà le cose future.
Cosa sono le cose future? Certamente lo Spirito non sarà un mago e tantomeno un informatore sui fatti concreti della storia o un mago che predice il futuro. “Le cose future” va tradotto con “le cose che vengono” è il sinonimo del Regno di Dio, cioè lo Spirito ci fa capire il Regno di Dio, che Dio è Padre, che gli altri sono fratelli, e queste sono le cose che vengono sempre. Quello che lo Spirito Santo ci fa capire è il traguardo, il compimento della storia, dove la storia va a finire, perché questo compimento della storia non è altro che il Cristo risorto. Siamo discepoli di Colui che è venuto, viene ogni giorno e verrà alla fine.
Nel vangelo secondo Giovanni, il Cristo in croce è glorioso; nei crocefissi bizantini il Cristo in Croce è luminoso, è ricco di vita, è risorto, è ancora sulla Croce ma è già risorto. Se noi riusciamo a vedere la Croce di Gesù come una vittoria, non c’è niente che ci possa portare via la fede; se riusciamo a vedere anche nel male, anche nel massimo dell’abbassamento, della sofferenza, dell’umiliazione la gloria di Dio, la bellezza di Dio, allora la fede è sicura e fondata. Non c’è nessun rischio o paura del futuro che ci possa togliere la fede perché, se è possibile avere fede in Croce è possibile avere fede in qualunque situazione. Allora lo Spirito che annuncia le cose future significa che farà capire le scelte giuste da fare.
vv. 14-15: Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Gesù quasi ad insistere, rinnova la sua promessa. Egli specifica che l’azione dello Spirito Santo è glorificazione sua (cf. Gv 7,37-39), in quanto Uomo-Dio e dal Cristo prenderà ogni insegnamento, riportando alla memoria del cuore le parole di Gesù, i gesti da lui compiuti, il cammino umano del Figlio stesso di Dio.
Lo Spirito scruta e scandaglia le profondità di Dio e ce le comunica, cosicché noi, uomini spirituali, abbiamo il pensiero di Cristo (1Cor 2,10-16) rendendoci partecipi della natura divina. A noi resta aprirci all’azione di Dio per poi aprirci a quanti incontreremo sul nostro cammino.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Il Paraclito riceve tutto dal Figlio incarnato e risorto, tutto quanto il Padre ha dato al Figlio (Gv 3,35) e lo ripete nuovamente in modo nuovo trasformando i discepoli in nuove creature. Come Gesù ha dato ai discepoli le parole che il Padre gli ha dato (Gv 17,8) il Paraclito dà ai discepoli le parole che Gesù gli dà in quell’eterno presente trinitario che racchiude in sé l’oggi degli uomini; così, anche il Figlio non vive per sé, ma vive per il Padre, e Gesù più volte afferma che egli ascolta il Padre, e non fa nulla senza il Padre.
Le parole del Padre dette da Gesù e ripetute dal Paraclito sono spirito e vita, vita della Trinità e sono tutto. Il Paraclito ci apre l’orecchio all’ascolto dei Tre che ancora una volta ripetono al nostro cuore: “tutto quel che è mio è tuo e il tuo è mio” (Gv 17,10) e anche noi possiamo ripetere a Loro Tre: “tutto quel che è Vostro è mio e il mio è Vostro” ripetere a chi amiamo: “tutto quel che è mio è tuo e il tuo è mio” ripeterlo a tutti...perché il tutto è per tutti. Ecco come lo Spirito ci introduce nel mistero della Trinità, amore tra Padre e Figlio che si effonde su ogni creatura. In questo consiste essenzialmente la sua opera, che glorifica il Figlio nei fratelli, fino a che «Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28)
Il messaggio è esperienza d’amore nel seno della Trinità, perché i Tre, unico Dio vivente, sono tutti l'uno per l'altro, il Padre per il Figlio, il Figlio per il Padre, e lo Spirito che tutto riceve e che conduce i credenti al Figlio e al Padre. Chi lo accoglie non può fare altro che continuare a vivere quest’esperienza d’amore, scoprendo il senso profondo dell’essere uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio, suo riflesso nella ferialità, fino ad arrivare al beato giorno ove potremmo vivere tutto questo dinanzi all’Amore trinitario e il tutto si trasformerà in lui è mio e io sono sua, suo... (Ct 2,16): eterno scambio d’amore.
 
Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
 
La Parola illumina la vita e la interpella
Come vivo questo mistero principale della fede?
Sono consapevole che Gesù non è soltanto un esempio del passato, ma anche e soprattutto il Salvatore presente?
Ho fatto mai l'esperienza di conoscere cose di cui in quel momento non potevo portare il peso? Come mi sono comportato/a?
Sono attento alla voce dello Spirito di verità che mi comunica tutta la verità rivelata da Gesù?
Lascio che la mia vita sia trasformata dall’azione dello Spirito Santo per vivere meglio la vita trinitaria?
Come contribuisco a realizzare, sul piano sia individuale che sociale, il modello di comunione della Trinità?
 
Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
 
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.
 
Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. (Sal 8).
 
L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Vivere sotto il segno della Trinità vuol dire tradurre la fede in Gesù Cristo in atteggiamento di una speranza che ci apra al futuro di Dio e si attui in quell’amore che deve essere simile a quello che si è rivelato storicamente in Gesù, nei suoi gesti, nelle sue parole e soprattutto nel suo cuore (Benedict Vadakkekara).