lunedì 16 dicembre 2024

LECTIO: IV DOMENICA D'AVVENTO (Anno C)

Lectio divina su Lc 1,39-45
 


Invocare
O Dio, che hai scelto l'umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l'obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
In ascolto della Parola (Leggere)
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
 
In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta delle salde radici.
 
Dentro il Testo
La Liturgia della Parola di questa domenica, nei rispettivi tre cicli dell’anno liturgico, ha come protagonista Maria che porta in grembo il Verbo Incarnato e che è prossima al parto.
Le tre letture invitano a meditare, a contemplare e ad attualizzare, oltre a quella di Maria, anche l'azione di altri tre “protagonisti” del grande Mistero e il loro concorso per portare appunto a compimento la salvezza dell'umanità: Dio - Gesù - lo Spirito Santo.
Questi elementi fanno della Visitazione un mistero di fede, di gioia, di servizio, di annuncio missionario. Maria, premurosa nel viaggio (v. 39), portando in grembo Gesù, è immagine della Chiesa missionaria, che porta al mondo l'annuncio del Salvatore.
La Parola di Dio ci offre oggi le chiavi per comprendere, gustare ed annunciare ad altri il mistero che celebriamo.
Il testo del vangelo di questa quarta domenica di Avvento non include il cantico di Maria (Lc 1,46-56) e traccia solamente la visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-45). Maria va da Elisabetta per rendersi utile, non resta ripiegata su di sé, a godersi il dono ricevuto ma aiuta Dio a realizzare le sue promesse portandolo e lasciandosi portare da Lui, non solo verso Ain Karem ma anche nelle piccole cose della quotidianità con quella lode che scaturisce dal suo cuore e dalle sue labbra. Questo atteggiamento costituisce la sua fede.
 
Riflettere sulla Parola (Meditare)
vv. 39-40: In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Il versetto 39 inizia con una indicazione di tempo, che lega il concepimento di Giovanni e quello di Gesù: «Dopo quei giorni (l’annuncio dell’angelo a Zaccaria), Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi» (v. 24); «Nel sesto mese (dal concepimento di Giovanni), l’angelo Gabriele fu mandato… a una vergine… Maria» (Lc 1,26-27). La visita di Maria a Elisabetta si pone sotto questa prospettiva.
All’indicazione di tempo segue un movimento, una indicazione di viaggio, un cammino di cui l'evangelista Luca ne attribuisce una grande importanza e interpreta tutto il mistero di Gesù come un cammino, un andare decisamente non solo verso Gerusalemme (cfr. Lc 9,52), ma verso il Padre. Infatti, il verbo “alzatasi” è un verbo particolare che facilmente lo si ingloba nel viaggio di Maria ma non va trascurato il senso originario, in quanto “anìstēmi” è uno dei verbi usati per la resurrezione e può significare: tornare alla vita, risorgere.
Qui guardiamo particolarmente alla risolutezza di Maria. È lei che decide di mettersi in viaggio. Luca, poi negli  Atti degli Apostoli, mostrerà grande interesse per i viaggi missionari; anche il viaggio di Maria viene descritto come viaggio missionario.
Il viaggio di Maria si presenta scomodo, faticoso per una gestante, lontano, ma è un viaggio di carità verso l’anziana parente incinta e nel bisogno. È la missione di Maria: il suo “sì” si è mutato in servizio portando in grembo Colui che è la Vita vera, la Salvezza, la Luce.
Questo cammino è fatto «in fretta». Luca mette l’accento nella prontezza di Maria nel rispondere alle esigenze della Parola di Dio. Ella esce di casa, da Nazareth per percorrere le montagne della Giudea percorrendo circa 150 km.
La fretta di Maria è piena di significato sotto tutti i punti di vista, psicologico-narrativo e teologico: quando si manifesta negli eventi l’opera di Dio non si può rimanere inerti o pigri. Così fa Abramo quando corre a preparare per i tre ospiti, così fa Zaccheo quando scende dal sicomoro, così fanno i pastori quando si affrettano a Betlemme. Scriveva sant’Ambrogio che “la grazia dello Spirito non ammette ritardi” (ambrogio, dal «Commento su san Luca» 2, 19. 22-23. 26-27; CCL 14, 39-42).
Probabilmente Maria lega la gravidanza di Elisabetta con la sua. Legge il disegno divino che sta per realizzarsi e, forse, aveva bisogno di conferme a quanto l'angelo le aveva detto o, meglio, voleva condividere la propria straordinaria esperienza con qualcuno che stava vivendo una situazione abbastanza simile. È naturale, perciò, che Maria corra verso la casa di Zaccaria per comprendere meglio il mistero che la riguarda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Maria arriva in una città della Giudea identificata col villaggio di Ain Karim, situato sulla montagna, a 6 km a ovest di Gerusalemme. Ella è il nuovo Angelo del Signore (cf. v.38) che saluta la parente Elisabetta come l’Arcangelo fece con lei.
Le due donne in questo incontro scoprono, l’una nell’altra, un mistero che non conoscevano ancora e che le riempie di molta gioia. Certamente i “Due corpi di donna, gravidi di teneri germogli di vita, si incontrano nello stesso spazio sacro dell’onnipotenza divina che li ha visitati e che ora vuol farsi sentire attraverso un evento epifanico, una manifestazione chiara di Dio: della sua presenza di Padre che parla, di Figlio che viene a visitare il suo popolo, di Spirito Santo che vuole effondersi nei cuori” (Rosalba Manes).
Il testo non dice il contenuto del saluto. Ogni ebreo salutava con il termine “shalom” che significa pace; Maria, quindi, entrando nella casa di Elisabetta porta la pace, segno della visita del Signore; offre giustamente agli altri il dono che gratuitamente, senza alcun merito, le è stato dato.
v. 41: Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo
La sola voce di Maria, fa sussultare Giovanni nel grembo materno. Questo movimento di Giovanni nel seno di sua madre (che più sotto è interpretato da Elisabetta come un salto di gioia) è un gesto profetico. Esso ha un precedente nell’AT, dove si parla della nascita di Esaù e Giacobbe (Gen 25,22-23): anche lì i figli saltellano (il verbo usato nella versione greca dei LXX è lo stesso), e anche lì la madre intende il sussulto come un messaggio profetico. Si adempie così la parola dell’angelo che aveva detto a Zaccaria: “[tuo figlio] sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre” (v. 15). Esultando nel grembo della madre, Giovanni dà inizio alla propria missione di profeta, che è quella di riconoscere il Messia.
Lo spirito profetico del bambino è comunicato alla madre perché possa tradurre in parole il sussulto che ha sentito dentro di sé.
Nella Parola vi è l’azione dello Spirito Santo. La gioia e la Sua presenza ne caratterizza i tempi messianici, incominciano a colmare i cuori dei personaggi di questa vicenda: Maria, Giovanni, Elisabetta, Zaccaria, i pastori, Simeone. Poi alla Pentecoste investirà tutti i credenti. La prima lettera di Pietro, infatti, descrive il credente come abitato da questa gioia: «Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove… Esultate di gioia indicibile e gloriosa» (1Pt 1,6.8).
v. 42: ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! Finito il tempo del nascondimento, ora Elisabetta può gridare l’opera del Signore.
Lo Spirito Santo fa esclamare a gran voce Elisabetta. È un superlativo. Ogni maternità nella Bibbia è una benedizione, ma la maternità di Maria è unica e procura la più grande delle benedizioni. Era l'atteggiamento di esultanza del popolo di Israele davanti all'arca dell'Alleanza. Maria porta in grembo Gesù, è arca della presenza del Signore.
Per opera dello Spirito Santo Elisabetta comprende non solo che Maria è incinta, ma che il bambino che porta è fonte di benedizione. Non siamo in presenza di due distinte persone (Maria e il bambino), ma Maria è benedetta sopra tutte le altre donne a causa della benedizione che proviene dal frutto del suo grembo. Dio ha benedetto Maria con la pienezza di tutte le benedizioni che sono in Cristo (cfr. Ef 1,3).
In questo versetto risuonano le parole di Ozia a Giuditta: «Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra, e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra» (Gdt 13,18).
v. 43: A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Elisabetta esprime con gioia la sua meraviglia, quasi incredula, per la visita del Signore. Anche se si ritiene indegna di fronte a Dio, accetta umilmente, ma contenta, il dono, gratuito e immeritato, del suo amore.
Tale dichiarazione è sorprendente se si considera che Elisabetta è più anziana e moglie di un sacerdote, mentre Maria non possiede alcun rango sociale ed è molto più giovane di lei.
La frase di Elisabetta trova la sua giustificazione nel fatto che riconosce in Maria la madre del Messia: dichiara la presenza del Signore nella carne di chi non solo ha ascoltato la Parola ma ha anche creduto nel suo compimento.
Il titolo di Signore che Elisabetta usa per indicare il bambino che Maria ha in seno, è uno dei principali titoli messianici attribuiti a Gesù nel NT, e trova il suo appoggio scritturistico nel salmo 110 (cfr. Mt 22,41-45; At 2,34-36; Rm 8,34). L’evangelista Luca ce lo ricorda perché Gesù è il Signore fin dall'inizio della sua vicenda terrena.
v. 44: Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
Il sussulto di Giovanni nel grembo materno esprime l’esultanza di tutti per la salvezza promessa e donata da Dio mediante Gesù. Letteralmente è “ha saltellato” di gioia. Nella Bibbia si parla di danza che di sussulto. In questo versetto abbiamo una specie di danza che Giovanni Battista compie nel seno di sua madre. Sua madre l’ha interpretata così, l’ha sentita come una danza, come un movimento gioioso.
Giovanni sta vivendo il primo incontro con Gesù e gli rende testimonianza. L'evangelista sottolinea questa testimonianza nella gioia, come una eterna danza divina.
L’incontro delle due donne è più propriamente l’incontro dei loro figli. Giovanni è la sintesi e la conclusione dell’Antico Testamento: egli – secondo le parole di Gabriele a Zaccaria – è il nazireo come Sansone e Samuele, è il profeta pieno di Spirito Santo, è il nuovo Elia, il profeta degli ultimi tempi (cfr. Ml 3,23-24).
v. 45: E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
È il versetto conclusivo e più importante che sintetizza il motivo della gioia di Elisabetta. Elisabetta, e con lei tutta la Chiesa, riconosce che Dio è presente in modo privilegiato in Maria. Elisabetta riconosce Maria dapprima come Madre del Signore e poi come credente.
Nelle parole di Elisabetta troviamo la lode che esalta Maria. Maria è diventata la madre di Gesù perché ha obbedito alla parola di Dio. E quando una donna del popolo, rivolgendosi a Gesù, la proclamerà beata: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!", Gesù preciserà e completerà l'espressione di lode, dicendo: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,27-28).
La prima beatitudine del vangelo di Luca è l'esaltazione della fede di Maria. La fede è la virtù che ha accompagnato Maria nel suo cammino e l'ha radicata profondamente nel progetto di salvezza di Dio.
Maria è beata non perché ha generato fisicamente il Cristo come intendeva la donna della folla, ma, come ha replicato Gesù, è beata perché è la credente che ha ascoltato la Parola di Dio e l’ha messa in pratica (cfr. Lc 11,27-28). Per questo è il punto di riferimento continuo dei Vangeli e della tradizione cristiana.
La condizione beata è l’effetto stabile della benedizione di Dio, è la benedizione accolta e divenuta permanente. La beatitudine di Maria riposa sulla fede con cui si è affidata alla parola del Signore. Maria crede alla parola del Signore: vergine, diventa la madre di Dio. È il messaggio di Luca alle Comunità: credere nella Parola di Dio, che ha la forza di realizzare ciò che ci dice. È Parola che crea. Genera vita nuova nel seno di una vergine, nel seno del popolo povero e abbandonato che l’accoglie con fede. Questo elogio che Elisabetta fa a Maria si completa con l’elogio che Gesù fa di sua madre: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,28).
In questo contesto Maria esplode nel cantico di esultanza, il suo magnificat per le grandi cose che l’Onnipotente ha compiuto in lei sua piccola e umile Serva (cf. Lc 1, 46-55).
 
Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
 
La Parola illumina la vita e la interpella
Dio sceglie anche me per compiere una parte del suo progetto. Ho paura che sia troppo piccolo, oppure mi metto con entusiasmo a fare la volontà di Dio sapendo che lui valorizza ogni dono vero?
Come vivo nella mia vita la “fretta di Maria”?
Maria è la donna del "si compia in me..."; è così anche per la mia vita? So essere disponibile anche nelle piccole cose a realizzare il dono di Dio?
La mia gioia è superficiale, di circostanza, di facciata, oppure ha radici profonde, si nutre del frutto della vita che è maturato anche nel grembo e nel cuore della Vergine Maria?
Il mio andare verso le persone esprime il movimento di Dio, della sua carità verso loro?
 
Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.
 
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
 
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome (Sal 79).
 
L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Nel silenzio del cuore incontra il Signore. Ripeti spesso e vivi questa Parola: Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore.