martedì 17 febbraio 2015

LECTIO: 1ª Domenica di Quaresima (B)

Lectio divina su Mc 1,12-15


Invocare
Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all'ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
12 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. 14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Silenzio meditativo: Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.

Capire
Il ciclo delle letture domenicali della quaresima si apre ogni anno con i testi della tentazione di Gesù nel deserto (I domenica) e della trasfigurazione (II domenica) che ci presentano alcuni degli elementi portanti di questo tempo liturgico. Nella prima domenica il brano delle tentazioni, che nell'evangelista Marco è brevissimo, è comunque strettamente collegato all'episodio del battesimo, che lo precede immediatamente. È alla luce del battesimo di Gesù che possiamo cogliere un messaggio per noi: “Tu sei il Figlio, il diletto” dice il Padre a Gesù, immerso nel Giordano, affogando nelle acque del peccato di quanti accorrono alla predicazione del Battista.
Un modo “scandaloso” ha trovato Dio per presentarsi a noi: fare la fila coi peccatori. Eppure in quelle acque scaturisce la solidarietà che riscontreremo in ogni pagina evangelica. Gesù infatti, conoscendo l’amore del Padre, vuole manifestarlo a tutti, lasciandolo crescere come un albero. Sarà quest’albero stesso che nuovamente sarà piantato, un giorno, perché tutti, non solo il centurione, possiamo riconoscerlo come Figlio di Dio. Dall’albero della croce, ogni discepolo, battezzato nel suo stesso battesimo, riceve il suo stesso Spirito di figlio che lo rende fratello tra fratelli.

Meditare
v. 12: E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto
Il versetto va letto col brano precedente che riguarda il battesimo di Gesù. Qui l’evangelista sottolinea come sia lo stesso Spirito a “spingere”, a condurre Gesù nel deserto ed usa un verbo quasi violento, da “esorcismo”: ekbállei è un presente storico, da ek-bállō (gettare fuori), e indica l'azione di spingere qualcuno fuori da un ambiente.  
Il deserto, lo ricordiamo riconduce alla storia di Israele, alla prova che esso contiene per quanti l’attraversano. È il luogo del tradimento, del pericolo. Però è anche il luogo dell’innamoramento con Dio (Os 2,16).
Quest’innamoramento consiste anzitutto in un discernimento, un capire le proprie forze in base alla missione che Dio affida.
Anche noi col battesimo che abbiamo ricevuto, dal suo Spirito siamo spinti fuori dall’Egitto e condotti per il deserto, in cammino verso la piena libertà dei figli.
v. 13: e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. 
Marco sottolinea che Gesù rimase quaranta giorni. Il numero 40 è simbolico. Il numero quaranta nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, lo troviamo frequentemente. Non vuole indicare un tempo cronologico ma momenti salienti dell’esperienza di fede del popolo di Dio e anche del singolo credente. Ricordiamo qui in particolare la rivelazione di Mosè e il cammino di Elia (Es 34,28; 1Re 19,1-8). Il deserto esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse. È il tempo delle decisioni mature.
In questo deserto, Gesù è tentato da satana, che significa propriamente «il nemico», «l’avversario» (cfr. 1 Re 11,14.23), l'accusatore dell'uomo per rovinarlo e rovinare il Disegno divino (cf tutto Giobbe).
La presenza del tentatore si prolunga per tutto il tempo (a differenza di Mt 4,1-11 e Lc 4,1-13 che la collocano al termine della quarantena) come a indicare che tutta la vicenda di Gesù, come Messia, è sottoposta alla tentazione intesa sia come prova dolorosa (come nella vicenda di Giobbe) sia come istigazione al peccato.
L'evangelista Marco non parla del digiuno di Gesù e neppure specifica quali siano le tentazioni. Le lascia emergere nel corso del racconto ponendo l'accendo sulla situazione.
La tentazione in Marco ha un chiaro riferimento Cristologico: Gesù deve scegliere quale tipo di messia vuole essere.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
L’evangelista annota la presenza delle fiere, delle bestie selvatiche. Gesù, parola incarnata del Padre, è il nuovo Adamo che vive la giusta armonia con tutto il creato, lo stesso che era all’inizio prima della disobbedienza. Inoltre fa riferimento anche alla realtà escatologica della pace messianica tra uomini, bestie e le creature celesti.
La corte celeste, che sta al servizio di Dio, ora sta al servizio di Gesù (cfr. 13,27). La presenza angelica rivela sua identità: egli è il Figlio di Dio e per questo mantiene la sua scelta di servo. La presenza degli angeli sta ad indicare la presenza di Dio nel deserto della vita: non siamo mai soli (cfr Sal 91,11).
v. 14: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, 
Cambia scena partendo dal precursore, da colui ce diceva che doveva diminuire davanti al Cristo (Gv3,30). Gesù lascia il deserto e inizia la sua missione di predicatore. Gesù viene nella Galilea, nel luogo dove è cresciuto, dove ha lavorato. Il suo cammino sarà dal basso verso l’alto. La galilea è il luogo della quotidianità dove la parola di Dio risuona più che mai e l’evangelista Marco lo sottolinea riprendendolo nuovamente in 16,7 per incontrarci con il Risorto.
proclamando il vangelo di Dio
Gesù proclama se stesso, predica la parola viva ed efficace (Eb 4,12). Per l’evangelista Marco solo Gesù predica la buona novella, che è lui stesso. I discepoli, predicano la conversione (cfr. 1,4; 6,12). Non perché gli altri non debbano annunciare la buona novella ma perché Gesù è l’unico vero Maestro che si dona e si comunica nella parola annunciata.
v. 15: e diceva: Il tempo è compiuto 
Gesù con le sue prime parole mette fine al tempo dell’attesa. Il momento presente è quello che Dio ha stabilito per la nostra salvezza: il tempo (kairos) è giunto al suo termine alla pienezza, ossia è giunto il momento fissato da Dio per l'avvento della sua signoria (regno - basileia), che si è fatta vicina. 
Questo kairos è per me ogni qualvolta che leggo o ascolto la Parola, perché proprio in quel momento il Signore vuole compiere per me ciò che è raccontato, ma solo se chiedo e accolgo il dono.
il regno di Dio è vicino
Qui abbiamo tutte le aspettative di Israele. Si realizza la grande promessa di Dio, che sarebbe avvenuta per opera del messia, il Cristo annunciato a Davide come suo successore (2Sam 7).
La forma verbale di engízō per indicare che il Regno si è avvicinato, non significa che è un po' più vicino di prima, ma afferma che è proprio qui, è arrivato! Lo stesso verbo ritorna nuovamente sulle labbra di Gesù, quando nel Getsemani sveglia gli apostoli per dire loro che il traditore «è qui»  (Mc 14,42) e, mentre ancora sta parlando, Giuda gli si accosta. Dunque Gesù dice che «il regno di Dio è qui!». 
Il regno vicino è il regno presente in quanto suscita le nostre speranze, interpella il nostro essere uomini e donne liberi. Ogni qualvolta leggiamo il Vangelo, un aspetto si rivela. Noi ne accogliamo il dono.
convertitevi e credete nel Vangelo
La proposta di Gesù è cambiare il proprio modo di pensare (metanoia) ma nello stesso tempo è responsabilità della risposta che darò. Il Regno viene e continuamente ma non può entrare senza una mia risposta libera e responsabile. Se conversione vuol dire cambiare mentalità, cambiare cuore e direzione, la conversione è volgersi a Lui, iniziando “dietro a Lui” (1,17) il cammino, ripercorrendo i suoi passi.
Credere al vangelo è un tema proprio del vangelo di Marco che si traduce in un rapporto personale e di fiducia del credente con Gesù.

La Parola illumina la vita
Il brano parla di deserto. Qual è il mio deserto a cui sono chiamato ad attraversare?
Vedo la tentazione come purificazione per potermi nuovamente alzare con la forza che viene da Dio?
Sono cieco al passaggio di Gesù? Apro, spalanco la porta del mio cuore a Lui?
Quali atteggiamenti di cambiamento, di direzione del cuore? Faccio il giusto silenzio per scoprirlo?

Pregare
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. (Sal 24)

Contemplare-agire
Leggo e rileggo il brano e mi affido a Gesù Maestro e gli chiedo con fede la capacità di accettare il dono che ne scaturisce, perché anche attraverso la mia vita si realizzi il Regno di Dio.