martedì 19 gennaio 2021

LECTIO: III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Anno B

Lectio divina su Mc 1,14-20

Invocare
O Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa’ che sentiamo l’urgenza di convertirci a te e di aderire con tutta l’anima al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l’unico Salvatore, Gesù Cristo.
Egli è Dio, e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

In ascolto della Parola (Leggere)
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
16 Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. 20 E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta delle salde radici.
 
Dentro il Testo
Riprendendo la lettura del testo di Marco, la liturgia ci propone in questa terza domenica dell'anno B la pericope che segue immediatamente la trilogia iniziale: predicazione di Giovanni Battista, battesimo di Gesù e tentazioni nel deserto e che apre la prima sezione di questo vangelo 1,14- 3,7a. 
Il testo si compone di due parti: un sommario introduttivo a questa sezione (vv.14-15) e la chiamata dei primi quattro discepoli (vv. 16-20) che costituisce il parallelo del testo giovanneo che abbiamo meditato la domenica scorsa (Gv 1,37-42). Si tratta del primo episodio o quadro di una tipica "giornata di Gesù" che Marco ci descrive nei vv. 16-39 del primo capitolo.
Appaiono alcune caratteristiche tipiche dell'evangelista tra le quali sottolineiamo la collocazione in Galilea e il Regno di Dio.
Il brano evangelico contiene un po' il programma di tutto il Vangelo in modo molto sintetico.
 
Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 14: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio
Giovanni esce di scena. Marco dice che “venne consegnato”. Il verbo “paradidomi” è molto denso e non vuol indicare un semplice arresto, indica un tradimento, una consegna della vita.
La consegna della vita del Battista nelle mani “degli empi” è una fonte di salvezza. L'uso del verbo consegnare serve a creare un legame tra Gesù e il suo precursore, che hanno in comune l'attività di predicare e il destino di morte.
Dopo la consegna del Battista, l’Evangelista parla dell'attività di Gesù che viene situata in Galilea, luogo geografico ma soprattutto teologico in Marco. Il versetto possiamo confrontarlo con v. 1 dello stesso capitolo dove si parlava di vangelo di Gesù Cristo. Mentre qui il vangelo predicato da Gesù in persona è detto di Dio e ciò costituisce un interessante collegamento tra il vangelo stesso e la persona di Gesù.
v. 15: e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Il tempo è compiuto. Nella forma letterale viene espresso con “è riempita la misura”, una metafora aggiunta dall’evangelista per dire non c’è nulla da aggiungere.
In greco “tempo”, usato da Marco, è kairos, un vocabolo per indicare il tempo di Dio. Con Gesù è il tempo decisivo, il tempo di dare risposta. Il tempo della pienezza fissata per l'avvento della sua signoria, infatti essa, il regno (basileia) è vicino.
Per vivere il tempo di Dio viene utilizzato un altro verbo: metanoeo, convertitevi. Un indicativo presente per dire cambio mente, faccio penitenza. Un verbo che afferma che prima di credere bisogna cambiare. Infatti segue l’altro verbo pisteúō, credete. La fede di cui si parla è fede biblica, decisione pratica: “quello che hai detto noi lo faremo e lo ascolteremo” (Es 24,7).
Qui appaiono i due verbi chiave dell’esperienza del Sinai e del popolo d’Israele di ogni tempo: ascoltare e fare. Le due azioni sono rovesciate anteponendo l’obbedienza dell’azione all’ascolto. Se da un lato questo indica il timore del popolo nell’ascoltare la voce di Dio, dall’altro sottolinea il valore dell’esecuzione della legge. La torah è ascolto di una voce che guida nelle azioni più quotidiane della vita. Secondo un antica tradizione ’torah’, era il grido usato dal pastore per dare l’avvio al cammino del gregge.
Marco riprende l'invito alla conversione in 6,12 e il termine scelto metanoia ha un riferimento profetico e indica non un semplice cambio di opinione, ma un mutamento radicale della vita, imposto dalla presenza del regno di Dio, e la richiesta più impegnativa è quella della fede. Credere al vangelo è un tema proprio del vangelo di Marco che si traduce in un rapporto personale e di fiducia del credente con Gesù.
v. 16: Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
Altri verbi accompagnano l’attività di Gesù. Il v. 16 presenta una giornata tipica e in particolare il senso del convertirsi e credere.
Il versetto inizia col verbo passare. È il passaggio di Dio, di Gesù, nella nostra vita ordinaria tra le nostre occupazioni. Qui abbiamo due fratelli: Simone e Andrea, di mestiere pescatori. Su di loro si posa lo sguardo di elezione, lo sguardo di misericordia.
Il testo richiama lo schema di vocazione dell'A.T. (per esempio la chiamata di Eliseo 1Re 19) anche se vi sono delle differenze. La chiamata può essere collegata alla missione che Gesù darà ai dodici in 6,7, inviati in coppia; Simone la riceverà una seconda volta (8,33) dopo un episodio critico; è comunque Simone il primo discepolo nominato da Marco che lo cita nuovamente al termine del vangelo (16,7).
v. 17: Gesù disse loro: «Venite dietro a me… ».
Gesù chiama. La Parola di Dio irrompe nella vita chiedendo obbedienza incondizionata e rottura col passato. Chi ascolta la Parola deve seguirla, non anticiparla. L'essenza del Vangelo è andar dietro a Gesù. La fede è andar dietro a questa persona, è seguirla. Il Signore chiama a seguirlo, non è che lo dica più o meno a tutti. È una esperienza diretta, di seguire lui, in compagnia sua, per stare con lui, per diventare come lui. Quindi la fede è un rapporto di relazione con Dio direttamente in Gesù Cristo. È un rapporto da persona a persona.
vi farò diventare pescatori di uomini
Pescatori di uomini è tipicamente biblica. In Ger 16,16 il Signore dice che «invierà molti pescatori», nel contesto del giudizio escatologico. Altre immagini riguardo alla pesca hanno una connotazione simile o negativa (Ez 29,4-5; Am 4,2; Ab 1,14-15). In  Mt 13,47-50, la parabola della rete da pesca nel contesto del giudizio. Diciamo che l’espressione riflette la prassi missionaria della prima comunità cristiana: i chiamati sono coloro che devono “tirare fuori dall’acqua”, salvare l’umanità dalla morte. Come Gesù è venuto a pescarci per tirarci fuori dal nostro cammino di morte e condurci sul cammino della vita, così i chiamati: portano ai fratelli la vita. Infatti, è fratello colui che si preoccupa del fratello e così entra nel Regno di vita eterna. Questo è il Vangelo.
v. 18: E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
La chiamata non ha ripensamenti. Il lasciare tutto, un elemento caro ai racconti evangelici (cfr. Mc 10,17-22), è mettere la propria vita nelle sue mani. Infatti, non è che lasciano il lavoro, la loro vita. Ci sta invece un cambio di prospettiva: il fine della loro vita non è più il lavoro, non è più la rete, non è più il pesce, il fine della vita è più interessante: è Cristo Gesù, la relazione personale con il Signore.
Qui l’Evangelista ama usare il termine “seguire” (cfr. 2,14-15; 6,1; 8,34; 10,21.28) per indicare il divenire discepolo di Gesù. Un termine preso dal mondo ellenistico che non vuol dire un semplice andare dietro a Gesù, ma assumere i suoi tratti, il suo stile di vita, mantenere un rapporto personale.
Lasciare tutto diventa condivisione dei beni, della vita, farne parte agli ultimi con cui Gesù si identifica.
vv. 19-20: Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Qui si ripete la scena con una variazione: cambiano i nomi, cambia il mestiere che uno fa: questi hanno anche dei garzoni, hanno anche il padre. Cioè: in ogni vocazione si ripete la stessa scena di questa relazione personale con Lui, non solo per i primi due, ma anche per gli altri due, per tutti. Sempre a due a due.
Il numero due nella Bibbia è l’inizio di una moltitudine. Qui abbiamo una seconda coppia di fratelli. Anche per loro si ripete la risposta immediata, con un particolare: anzitutto si nota un livello superiore rispetto alla prima chiamata (Pietro e Andrea). Qui vi sono dei garzoni e ciò fa intendere che sono benestanti. Secondo lasciano il padre Zebedeo insieme ai garzoni.
Nell’AT troviamo il contrario: Eliseo che si congeda dal padre (cfr. 1Re 19,20). Marco invece, per il suo uditorio, ne vuole sottolineare l’importanza sconvolgendo il modo di pensare: “chi abbandona il padre è come un bestemmiatore” (Sir 3,16). Sarà Gesù, più tardi, a spiegarne bene il senso (cfr. Mc 10,19-30). Intanto l’evangelista ne sottolinea la radicalità della scelta.
È interessante questa scena di coppia, perché la fede non è mai un affare privato, essa, infatti, è una esperienza di fraternità, cioè a vivere l'amore concreto del fratello.
 
Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
 
La Parola illumina la vita e la interpella
La nostra vita è radicata in Cristo oppure è solo affievolimento?
La chiamata di Gesù è rivolta anche ai credenti di oggi: com'è la mia risposta? Come si colloca nella mia vita l’invito di Gesù “convertitevi e credete al Vangelo?
Cosa lascio per seguire Gesù?
Sono cosciente che nell’ascolto della Parola, il Signore mi chiama a una relazione personale con Lui?

Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
 
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
 
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. (Sal 24).
 
L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Il tempo è pieno di Dio. Riscopri in ogni sua Parola Dio nella tua vita. Lui ti chiama a un cammino di relazione personale, manifestando la Sua presenza in te, perché Lui è il tesoro della tua vita.