Lectio divina su Lc 12,49-53
O Dio, che nella croce del tuo Figlio riveli i segreti dei cuori, donaci occhi puri, perché, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, corriamo con perseveranza incontro a lui, nostra salvezza.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
In queste domeniche stiamo percorrendo con Gesù, insieme ai suoi discepoli e discepole, "la salita verso Gerusalemme". Gesù è pienamente consapevole che la meta del viaggio che sta facendo è la Città santa, la stessa che uccide i profeti e li rigetta (cf. Lc 13,33-34) e che diventerà il luogo del suo esodo da questo mondo al Padre (cf. Lc 9,31; Gv 13,1) attraverso la sua morte in croce.
Durante il percorso, abbiamo avuto modo di meditare sui diversi detti formativi che Gesù fa ai discepoli. Adesso proseguiamo per completare il discorso della domenica precedente, sull'attesa degli ultimi tempi, quando verrà lo Sposo presso i suoi per farne la sua Sposa (Lc 12,32-48).
Questa domenica fa seguito il tema della sfida del tempo presente (12,49-57). Essa si divide in due parti: il tempo della decisione (vv. 49-53, proposto dalla liturgia odierna); i segni dei tempi (vv. 54-57), simboleggiati dal fuoco (= il giudizio) e dalla spada (= la divisione interna).
Nei vv. 49-53 "Cristo divide gli uomini tra loro con il suo vangelo, con le sue pretese, non solo al suo ritorno ma fin d'ora. Ciò dipende, soprattutto, dalla radicalità della proposta di salvezza che egli delinea molto bene qui nei vv. 49s, quando parla della sua passione-morte" (Carlo Ghidelli).
Il Vangelo rivolge a tutti gli uomini e donne di tutti i tempi una proposta radicale con immagini di fuoco e di divisione, immagini “violente” rispetto a come siamo abituati a percepire la fede.
Lasciamoci riscaldare, infiammare, purificare dalla Parola per provocare un incendio inarrestabile e seguire Cristo Gesù nella quotidianità.
v. 49: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra;
L'immagine del fuoco ricorre spesso nella Bibbia con molteplici significati. Anzitutto è simbolo della Parola di Dio pronunciata dal profeta (Ger 5,14; 23,29; Sir 48,1). Viene visto anche segno della devastazione e del castigo, ma anche come immagine della purificazione e dell'illuminazione (Is 1,25; Zc 13,9). Il fuoco può anche evocare protezione come appare in Isaia: «Se dovrai attraversare il fuoco, sarò con te» (Is 43,2).
Il fuoco, in conclusione, è “la forza che guida i nostri passi nell'approssimarsi del Regno! L’esperienza pasquale dei discepoli di Emmaus si ripete ancora nel quotidiano incontro con Dio, il quale si fa “compagno” nel cammino e fa “ardere il cuore “di ciascun credente per una rinnovata speranza nella vita e nel compimento della felicità promessa" (Giuseppe De Virgilio).
e come vorrei che fosse già acceso.
Il versetto contiene un desiderio di Gesù: il desiderio del fuoco, della luce, dell’amore che è venuto a portare: è il fuoco dello Spirito Santo che scenderà a Pentecoste (At 2,2-4); è il battesimo dell’acqua e del fuoco di cui parlò il Battista (Lc 3,16); è il fuoco del giudizio di Dio che è il suo amore che salva il mondo.
Il fuoco di cui parla Gesù non è quel semplice amore tra Dio e l'uomo, ma l'azione dello Spirito Santo, «perché il nostro Dio è un fuoco divorante» (Eb 12,29).
Questo fuoco è quel fuoco che già ardeva nel roveto senza consumarlo e senza consumarsi, un fuoco che non si spegne (cf. Es 3,2), il segno che Dio è vicino, profezia di ciò che siamo chiamati a diventare e a vivere.
Quella passione di Dio è sempre viva. È un continuo desiderio sempre acceso, per ciascuno di noi, per il mondo; quell’amore passionale di cui san Paolo ricorda: «è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
v. 50: C’è un battesimo che devo ricevere.
Letteralmente: "con una immersione devo essere immerso". Qui non parliamo del comune battesimo, un rito, ma della stessa vita di Gesù che è un continuo battesimo fino alla morte di croce. Non perché Gesù è un masochista ma perché si compia la volontà del Padre. Gli avversari di Gesù cercheranno di spegnere questo fuoco passionale, ma succederà il contrario: sarà proprio la sua Passione a rivelarci quanto è grande e incondizionato l'amore di Dio per noi.
E come sono angosciato finché non sia compiuto.
Il verbo indica degli «acuti dolori corporali» (Mt 4,24; Lc 4,38). L'angoscia di Gesù qui è legata alla sua Passione, ma anche a quel forte desiderio che "arde e non si consuma".
Nel testo greco il termine viene ad indicare come una "pressa". L'angoscia di Gesù è quel dolore che pressa il cuore «finché tutto sia compiuto» (Mt 5,18).
Con questo desiderio, Gesù indica la strada del cristiano. Il battesimo è associato con l'acqua ed è sempre l'espressione di un impegno. In un altro punto, il battesimo appare come il simbolo dell'impegno di Gesù con la sua passione, che sarà impegno di ogni battezzato: «Potete essere battezzati con il battesimo con cui io sono battezzato? … nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati» (Mc 10,38-39). Questo è per i cristiani il Battesimo della “testimonianza” fino al “martirio” se occorre, il Battesimo del sangue.
Il cristiano deve ripetere quest’esperienza nel suo battesimo che è morte e risurrezione (Rm 6).
Questo grande desiderio viene comunicato col dono dello Spirito Santo come fuoco che purifica e trasforma in testimone e annunciatore (At 2).
v. 51: Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.
Suona strano il versetto. Il Vangelo di Cristo è messaggio di pace per eccellenza. Forse qualcosa ci sfugge eppure tra le pagine del Vangelo si scorge che appare un giusto e tutti si scatenano contro di lui; all’orizzonte vi è una possibilità di pace, e quanti sono armati reagiscono; nasce Gesù, e subito si scatena il potere omicida col sottofondo di un coro angelico «pace in terra agli uomini che Dio ama» (Lc 2,14), ed è subito una strage di bambini innocenti e ignari (cf. Mt 2,16-18).
Gesù fu annunziato da Simeone ai suoi genitori come colui che sarebbe stato per la rovina e la risurrezione di molti, quindi un segno di contraddizione (Lc 2,34-35). L’abbiamo visto anche alla sinagoga di Nazaret, la sua omelia ha prodotto divisione tra gli astanti: se vi è chi è ammirato di lui, vi è anche chi diffida di lui e lo denigra (cf. Lc 4,16-30). E sarà così durante tutto il suo ministero fino alla morte di croce (cf. Lc 23,39-43).
Tutto questo è la parola di Dio: essa penetra come spada a doppio taglio nel profondo della persona, la mette in crisi attuando un giudizio, «penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, e mette a nudo i sentimenti e i pensieri del cuore» (cf. Eb 4,12). La parola che Gesù pronuncia è parola di grazia (Lc 4,22), ma, al contempo parola di giudizio, che sa discernere e che spinge a una opzione della vita. Del resto questa passione che nasce dalla stessa Parola di Dio raggiunge la persona, il singolo, la sua coscienza, il suo cuore, e questo può provocare anche delle divisioni all’interno della stessa famiglia, della stessa comunità, tra chi aderisce alla novità evangelica e chi invece vi resta refrattario.
vv. 52-53: D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Nel libro del profeta Michea troviamo scritto: «Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell'uomo sono quelli di casa sua» (Mic 7,6). Gesù riprende le parole del profeta apportando una leggera ma significativa modifica. Se in Michea si parla di conflitto tra il nuovo e il vecchio. Gesù parla di un conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra la legge e lo Spirito.
Gesù non cerca conflitti tra le persone, figuriamoci tra i familiari ma un ritorno del cuore a Dio. L'evangelista Luca aveva detto in 1,16, riprendendo il profeta Malachia che l’azione del Signore sarebbe stata quella di ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri (cf. Mal 3,22-24), cioè il vecchio deve accogliere il nuovo, non ci si può limitare al “si è sempre fatto così!”. “Questo perché il Vangelo è sempre una novità, l'amare è sempre una cosa nuova. Questa divisione è tra le religioni, tra le varie linee di pensiero, anche tra cristiani, ma è soprattutto dentro di noi” (Paul Devreux).
Chiunque conosca minimamente il Vangelo di Cristo, sa che è messaggio di pace per eccellenza; Gesù stesso «è la nostra pace» (Ef 2,14), morto e risorto per abbattere il muro dell’inimicizia e inaugurare il Regno di Dio che è amore, gioia e pace. Quest’espressione di Cristo significa che la pace che Egli è venuto a portare non è sinonimo di semplice assenza di conflitti. Al contrario, la pace di Gesù è frutto di una costante lotta contro il male. Gesù richiama, nonostante le vicissitudini della vita, ad essere fedele a Dio e al bene e «resistendo al diavolo» (Gc 4,7), affrontando incomprensioni e qualche volta vere e proprie persecuzioni, ma tutto ciò li conformerà fino in fondo a Gesù Maestro, morto e risorto.
Tutto questo accadrà “d’ora in poi”, cioè dall’evento Pasqua la Parola di Dio provocherà un movimento di verità, di svelamento del cuore. Non ci saranno spazi neutrali, ma semplicemente chi accoglie e chi rifiuta il Vangelo che Gesù è venuto a portarci.
Cosa fermenta la mia esistenza? Mi alimento di quel fuoco che è la Parola di Dio oppure mi addormento?
Quanto oggi il Vangelo mi interroga e mi inquieta?
Ho scambiato la pace di Gesù, che è la pienezza di ogni bene messianico, con le mie convenzioni sociali, col mio "perbenismo"?
Sono capace di resistere al diavolo e orientarmi e decidermi per Cristo?
Mi sono mai trovato in contrasto con qualcuno a causa delle esigenze del Vangelo?
Diffondo il fuoco dell’amore di Dio nella vita di tutti i giorni?
Sono tra coloro che accolgono il Vangelo o tra coloro che lo rifiuta?
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare. (Sal 39).
"L'uomo è attaccato alla sua piccola pace e tranquillità, anche se precaria e illusoria, e questa immagine di Gesù che viene a portare lo scompiglio rischia di indisporlo e fargli considerare Cristo come un nemico della sua quiete. Bisogna cercare di superare questa impressione e renderci conto che anche questo è amore da parte di Gesù, forse il più puro e genuino" (Raniero Cantalamessa).