giovedì 11 novembre 2010

Lectio divina su Lc 21,5-19

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / C

Lectio divina su Lc 21,5-19


Il Signore giudicherà il mondo con giustizia


Invocare
Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra
E i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo; .... Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù (At 4,24-25.30)". Riempici del tuo Spirito come lo donasti agli apostoli dopo questa preghiera, nei tempi della prova, perché anche noi possiamo annunziare la Parola con franchezza e dare testimonianza come profeti di speranza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
5Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, conse-gnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in men¬te di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

Passi utili alla meditazione
Mt 24,1-8; Mc 13,1-8; Gv 2,20; Mic 3,12; Ger 7,1-15; 26,12-15; Dn 2,28.29; Is 24,19-20; Ag 2,6-9; Zc 14,4-5; Ez 5,12; 6,11-12; Lc 12,51-53; Mic 7,6; Gv 14,16-18; 15,18-20; Gv 17,14.

Capire
Il brano, fa parte dell’unità letteraria di 21,5-36 e riguarda l'inizio del discorso di Gesù sulla fine dei tempi. Luca fa riferimento alla fine dei tempi anche in altre parti (12,35-48; 17,20-18,18). Gesù si trova a Gerusalemme, negli atri del Tempio, si avvicina la passione. I Vangeli sinottici (cfr. anche Mt 24; Mc 13) fanno precedere, al racconto della passione, morte e risurrezione, il discorso cosiddetto "escatologico". Eventi da leggere alla luce della Pasqua. Il linguaggio è quello "apocalittico". L'attenzione non va posta su ogni parola, ma sull'annuncio di capovolgimento totale.
La comunità di Luca già era a conoscenza degli avvenimenti riguardante la distruzione di Gerusalemme (anno 70). L'evangelista universalizza il messaggio ed evidenzia il tempo intermedio della chiesa in attesa della venuta del Signore nella gloria.
I discepoli sono chiamati a vivere nella certezza che il giorno del Signore verrà. Nell’attesa non devono cadere nell’inganno di messaggeri diversi da Gesù e fare proprie scadenze diverse da quelle stabilite da Dio
Il Vangelo di questa domenica è un aiuto a comprendere questa condizione del credente nel mondo e a viverla correttamente. Il Vangelo, infatti, non vuole essere un "manuale per gestire le emergenze" quanto invece una bella notizia sulla vita.

Meditare
vv. 5-6: Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi… È meraviglioso agli occhi di tutti osservare la bellezza artistica delle cose, del lavoro dell’uomo. Anche ai tempi di Gesù accadde la stessa cosa. Ma quando l’opera umana va in contrasto con l’opera divina Gesù risponde con una parola profetica: Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta.
Parole di sventura quelle di Gesù (cfr. 17,22; 19,43) nel riprendere le ammonizioni dei profeti riguardo al tempio (Mi 3,12; Ger 7,1-15; 26,1-19). È una considerazione anche sulla caducità di ogni realizzazione umana, pur meravigliosa. Qui possiamo considerare il nostro atteggiamento verso le cose che terminano col tempo.
Verranno giorni… Questi “giorni che verranno” sono gli stessi di 5,35: «Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno»; l’esecuzione del Messia, lo sposo, coinciderà con la distruzione del Tempio (cfr. 23,45). Il crollo materiale sarà solo una conseguenza dell’esodo definitivo dal Tempio della presenza di Dio, perché essi hanno trasformato “questo luogo”, che era stato concepito come “casa di preghiera ” (Lc 19,46), “tenda della testimonianza ” (At 7,44), in un “covo di ladri” (Lc 19,46b), un tempio fatto “da mano d’ uomo” (At 7,48), a gloria e lode… dei potenti.
Dio non vuole edifici singolari che puntellino il potere, ma luoghi funzionali in quanto dono suo. L'uomo spirituale ricerca, realizza ed usa tutte le realtà umane senza farne il fine ultimo.
v. 7: Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». La domanda manifesta un atteggiamento ansioso che viviamo ancora oggi: la fuga dal presente per proiettarsi in quel momento critico del futuro. Gli ascoltatori sono interessati agli sconvolgimenti esteriori che caratterizzeranno questo avvenimento.
Gesù non risponde a questa specifica domanda. Il disastro per costoro non è definitivo, ma è il momento in cui Dio interverrà per iniziare la rivolta (il compimento della profezia delle settanta settimane di Dn 9,24-27), oggi la chiameremmo “la crociata ” o “guerra santa”, la rivolta che dovrà culminare con la sconfitta dei pagani (Dn 7,27).
Quando i potenti sono troppo ben armati per provocare guerre sante, allora organizziamo crociate moraleggianti, campagne per la vita (in astratto), movimenti fondamentalisti, tutto meno il cambiamento radicale della scala dei falsi valori che provocano le crisi mondiali, le guerre civili e i disastri familiari. Manca Dio e la sua Parola al vertice della scala dei valori!
v. 8: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! In questo monito di Gesù, Luca, rispetto agli altri evangelisti, aggiunge il riferimento al tempo. La comunità dei primi cristiani sta superando la fase di un ritorno prossimo del Signore e si prepara al tempo intermedio della chiesa.
Gesù raccomanda di non lasciarsi ingannare o meglio, sedurre da impostori. Ci sono due tipi di falsi profeti: quelli che pretendono di venire in nome di Gesù dicendo "sono io" e quelli che affermano che il tempo è giunto, che già si conosce la data (10,11; 19,11)
Nella comunità di Tessalonica gli abitanti, col pretesto di aspettare l’imminente ritorno del Signore, si erano dedicati ad una spiritualità vuota, solo di attesa, inconcludente, ritenendo inutile ogni progetto ed ogni attività in questo mondo, visto che tutto dovrà scomparire.
S. Paolo condanna energicamente la loro condotta e li richiama alla realtà, a vivere il tempo presente con dignità e responsabilità.
Il credente è ottimista nella Parola di Gesù perché si fida della promessa, non segue i consigli degli ingannatori, non si lascia terrorizzare dalla malvagità, ma coglie occasione per dare buona testimonianza.
v. 9: Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Anche gli avvenimenti bellici e, diremmo oggi, le azioni terroristiche, non sono l'inizio della fine. Tutto questo accade, ma non è il segno della fine (Dn 3,28). Luca vuole prevenire l'illusione della fine imminente dei tempi con la conseguente delusione e abbandono della fede.
Coloro che profetizzano una fine ormai imminente, possono aver additato tali segni della fine in alcuni avvenimenti del loro tempo. Piuttosto questi avvenimenti devono richiamarci ad una vita più ascetica che a guerre e divisioni anche nel campo della fede. Un richiamo a spandere il profumo di Cristo, il suo amore infinito, la Sua vittoria sul peccato e sulla morte che scaturiscono dalle nostre opere, come un giorno sangue e acqua, battesimo e cibo di vita, zampillarono dal costato di Cristo.
vv. 10-11: Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Il "poi disse" è una ripresa del discorso dopo gli avvertimenti iniziali. Siamo in pieno linguaggio e immagini apocalittiche (cfr. Is 19,2; 2Cr 15,6). Si usano immagini tradizionali per descrivere l'accelerazione del cambiamento della storia (Is 24,19-20; Zc 14,4-5; Ez 6,11-12). L'immaginario catastrofico è come un sipario che vela la bellezza dello scenario che è dietro: la venuta del Signore nella gloria.
La storia, anche quella di oggi disseminata di cadaveri, non è altro che un povero urlo di disperazione in attesa dell'amore definitivo. Gesù dice diversamente: la storia è il luogo in cui Dio realizza il suo progetto, è – perciò – luogo benedetto e da salvare. La perseveranza, dono celeste, è il nostro sigillo sul mondo, la nostra vita è il fianco squarciato del Signore, la porta spalancata sul cuore di Dio, amore gratuito preparato per ogni uomo. La nostra vita perduta per Cristo è consegnata, in Lui, per la salvezza del mondo.
vv. 12-13: Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Non so se ci rendiamo conto di questa ammonizione. Le cose sono due: o non si riesce a vedere la raffinatezza della persecuzione che è in atto contro i cristiani, anche se spesso non cruenta (ci si limita sempre ai fatti di cronaca cruenti), o si è talmente tiepidi che con la nostra fede non provochiamo più nessuno.
La parola di Gesù dice che dalla persecuzione nasce la testimonianza. L’essenziale non è vincere; nemmeno aver ragione; nemmeno sopravvivere; l’essenziale è poter rendere testimonianza all’amore di Dio in ogni circostanza. Istruito con la luce che viene dal Signore, pur perseguitato, il credente proclamerà davanti al mondo una sapienza misteriosa ma capace di contrastare efficacemente gli avversari. Accanto alla persecuzione da parte degli avversari ci sarà anche il tradimento da parte di amici e parenti; addirittura “Sarete odiati da tutti per causa del mio nome” (v. 17). E tuttavia anche in questa situazione il discepolo deve mantenere la fiducia.
vv. 14-15: Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. In che cosa consisterà questa sapienza? Nel manifestare la falsità del mondo e delle sue promesse, nel rivelare l’amore di Dio presente in mezzo alla storia come segno di speranza per l’uomo. Giunge il momento di riporre la fiducia totale in Dio, solo Dio basta. Gesù sta con chi resiste, offre un linguaggio a cui nessun nemico resisterà. Una resistenza che sia solidaria nella comunità di quanti hanno fede, cioè la nuova famiglia di Gesù, giacché i cristiani corrono il pericolo di essere traditi dai propri familiari.
Gesù si esprimerà per mezzo loro ed essi, pur non essendo colti, difenderanno il suo interesse nel modo giusto, al punto che gli avversari non potranno resistere.
In ogni caso Gesù non promette in linea di principio che salverà i discepoli dagli avversari e del resto essi non si sono mai aspettati da lui un patto del genere. Tuttavia Dio continuerà a tenere la sua mano sui discepoli di Gesù per cui succederà a loro solo ciò che egli ha stabilito per la loro salvezza.
vv. 16-18: Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Luca usa ancora un linguaggio particolare e guarda la divisione nelle famiglie come tribolazione escatologica, enumerando in ordine decrescente i legami affettivi.
Seguire Cristo non è una cosa semplice per nessuno. Comporta una certa radicalità nel superamento delle relazioni di sangue, quelle che affettivamente credevamo più sicure. Seguire Cristo è una testimonianza piena e coraggiosa: significa rischiare di rimanere soli, come Gesù nella sua passione, anzi è un rivivere quei momenti dolorosi insieme a Lui. Il dolore qui viene letto anche con la parola odio. Ma Gesù rassicura: «Nemmeno un capello del vostro capo perirà». Riprendendo Lc 12,7 ricorda la protezione divina assicurata nei momenti della prova. Cosa significano queste parole? Gesù non dice altro che, pur avendo delle vere sofferenze, delle reali difficoltà a causa delle persecuzioni, dobbiamo sentirci interamente nelle mani di Dio che ci è Padre, conosce tutto di noi e non ci abbandona mai. Anzi, «beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12).
v. 19: Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Come attendere quel giorno? Con una spiritualità del quotidiano che Luca delinea così: restare saldi nella «perseveranza», termine che evoca tutta la forza necessaria lungo la via di sofferenza per cui si deve passare, ma che insieme respira la speranza in Colui che ti conta i capelli in capo. “Perseveranza” è la parola chiave per la salvezza, è la condizione a cui dobbiamo tendere. Questa parola tradotta dal greco è ricca di contenuto: include pazienza, costanza, resistenza, fiducia.
La perseveranza (cfr. anche At 11,23; 13,43; 14,22) è necessaria e indispensabile quando si soffre, quando si è tentati, quando si è portati allo scoraggiamento, quando si è allettati dalle seduzioni del mondo, quando si è perseguitati: è indispensabile per produrre frutto (8,15). È un continuo "rimanere" in Cristo di cui parla tanto l’evangelista Giovanni.
«Nella vostra perseveranza salverete le vostre anime», ed è come dire «salverete le vostre vite». La vita si salva non nel disimpegno ma nel tenace, umile, quotidiano lavoro che si prende cura della terra e delle sue ferite. Senza cedere né allo scoraggiamento né alle seduzioni dei falsi profeti. Ed è importante questo, perché Gesù nel vangelo sembra riconoscere alla perseveranza che noi avremo vissuto, non una salvezza avuta come pacco regalo, ma una salvezza di cui lui ci rende partecipi, protagonisti.

Il Vangelo nel pensiero dei Padri della Chiesa
Chi non confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne, è un anticristo. Chi non confessa la testimonianza della croce è dalla parte del diavolo. Chi torce le parole del Signore per le sue brame e dice che non vi è né resurrezione né giudizio è il primogenito di Satana. Per questo abbandonando la vanità di molti e le false dottrine ritorniamo alla parola trasmessaci fin dal principio. Siamo sobri per le preghiere e perseveriamo nel digiuno. Con le preghiere chiediamo a Dio che tutto vede di non indurci in tentazione, perché il Signore ha detto: Lo spirito è pronto e la carne è debole (Mt 26.41). Senza interruzione perseveriamo nella speranza e nel pegno della nostra giustizia, Cristo Gesù, che portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce. Egli che non commise peccato né sulla sua bocca vi fu inganno (1Pt 2.22) sopportò ogni cosa per noi, perché vivessimo in lui. Imitiamo dunque la sua pazienza e se soffriamo per il suo nome lo glorifichiamo. Questo è il modello che ci ha dato in lui, e in questo noi abbiamo creduto (Policarpo, Ai Filippesi 7-8).

E se ci troviamo nelle tribolazioni, dacci la pazienza per poter sopportare. E’ te che io aspetto! Che io non venga schiacciato dalla debolezza, non soccomba alle tentazioni, non sia flagellato dalle tempeste che sono il banco di prova della pazienza. Possa io superare la prova e averne rafforzata e rinvigorita la speranza, la quale non delude. La pazienza stessa non supera la prova se manca la fede, la cui radice è la speranza. Come puoi infatti pretendere di superare la prova, se nel nome di Cristo non sai affrontare qualsiasi contrarietà e pericolo? Per questo la speranza è la sola che non delude il nostro cuore. Dove c’è speranza le battaglie di fuori e le paure di dentro (2Cor 7,5) non possono danneggiarci (Ambrogio, Sul Salmo 118 27).

Alcune domande per la riflessione personale e il confronto
Nei momenti della prova tengo fissa la speranza nell’adempimento del Regno?
Quali sentimenti prevalgono in me: angoscia, spavento, sicurezza, fiducia, speranza, dubbio...?
Leggo la storia della mia vita come un rilanciare la mia fede in Dio mio Salvatore? Oppure sono tra quelli che pensano al “2012”?
Sono convinto/a che la mia quotidianità non è mai sprecata se la vivo in letizia come un servizio a Lui e agli altri?
Noi cristiani, popoli occidentali, popoli del benessere, ci impegniamo a fare giustizia, siamo disposti a farci giudicare con rettitudine?

Pregare
Di fronte a Dio che "viene a giudicare la terra" nasce l'invito ad esultare, perché il Signore "giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine". Una lode senza confini perché il giudizio finale mostrerà la misericordia sconfinata di Dio, e la stessa creazione metterà in luce il progetto di amore in cui è stata pensata. (Preghiamo col Sal 97).

Acclamate il Signore, abitanti di tutta la terra,
date in canti di gioia e di lode,
salmeggiate al Signore con la cetra,
con la cetra e la voce del canto.
Con trombe e al suono del corno acclamate il re, il Signore.
Risuoni il mare e quanto contiene,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, esultino insieme i monti
davanti al Signore.
Poich'egli viene a governare la terra;
egli governerà il mondo con giustizia,
e i popoli con rettitudine.

Contemplare-agire
In ogni nostra prova, chiediamo al Signore forza e sapienza secondo la sua Parola per continuare ad essere suoi testimoni.