mercoledì 25 dicembre 2024

LECTIO: SANTA FAMIGLIA DI GESÙ (ANNO C)

Lectio divina su Lc 2,41-52
 

Invocare
O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
 
In ascolto della Parola (Leggere)
41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
51Scese, dunque, con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
 
In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta delle salde radici.
 
Dentro il Testo
L’episodio del pellegrinaggio della famiglia di Nazareth al tempio di Gerusalemme costituisce la conclusione dei racconti dell’infanzia di Gesù. In questa conclusione del Vangelo dell’Infanzia, Luca ci presenta il mistero di Gesù, partendo dalla sua libertà nei confronti della sua famiglia. Certo non è l'unico aspetto che può essere considerato da questa pagina biblica. Ma è una verità importante a cui ognuno deve dare la sua sottolineatura per capire i rapporti famigliari e in particolare il suo rapporto con Dio, così come fa Gesù.
La pericope di Luca, tradizionalmente titolata: “Gesù tra i dottori”, è l’unico episodio della vita del Signore, tra la nascita e l’inizio della vita pubblica, raccontato dai vangeli canonici (gli apocrifi invece sovrabbondano di narrazioni, forse per rispondere a una insopprimibile curiosità devota) in cui viene evidenziato il mistero di Gesù. Immediatamente dopo Luca prosegue la narrazione evangelica con la testimonianza del battesimo del Signore da parte del Battista (c. 3).
Luca riempie il lungo silenzio degli anni nascosti di Gesù con due frasi molto simili, che descrivono sommariamente il suo svilupparsi come uomo (Lc 2,40.52). Incorniciato dai due ritornelli sta il racconto del viaggio a Gerusalemme; il suo scopo è come quello di pilone di sostegno di un ponte dall'arcata troppo lunga: interrompe il salto sul vuoto e proietta profeticamente verso gli sviluppi futuri. Dodici anni indica l’uscita dalla fanciullezza, l’inizio della maturità. Questo primo viaggio di Gesù a Gerusalemme prefigura l’altro viaggio, “l’esodo che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9,31), il cammino verso la croce, che occupa la seconda parte del Vangelo di Luca (in 9,51 è sottolineata con forza la svolta nella narrazione).
Il canto al Vangelo che troviamo nella liturgia, tratto da At 16,14, è la giusta disposizione all'ascolto.
 
Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 41: I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Il racconto si situa dunque al termine del tradizionale pellegrinaggio che la santa Famiglia era solita compiere a Gerusalemme soprattutto in occasione della festa di Pasqua.
Gerusalemme, tre volte l'anno si riempie dei pellegrini, che, secondo il comando del Signore, si recavano al Tempio per le celebrazioni: "Tre volte all'anno farai festa in mio onore: Osserverai la festa degli azzimi...Osserverai la festa della mietitura...la festa del raccolto, al termine dell'anno, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi. Tre volte all'anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio" (Es 23,14-17).
L'obbligo era posto sul maschio ebreo, ma questi era inseparabile dalla sua famiglia, che così, in un certo senso, era computata come parte solidale di lui per ogni adempimento della Legge.
Andare tre volte l'anno al Tempio significa che Israele è un popolo "sempre in cammino verso il suo Dio e riceve la sua identità e la sua unità sempre di nuovo dall'incontro con Dio nell'unico Tempio" (Benedetto XVI).
Il versetto parla di “ogni anno”. Non tutti avevano questa possibilità di affrontare il viaggio tre volte l’anno. Almeno una volta sì. I genitori di Gesù compiono quanto detta la Legge e fecero più di quanto esigeva la legge e tutta la Santa Famiglia si unisce a questo popolo in cammino.  Gerusalemme è il luogo nel quale si svela progressivamente e totalmente la piena identità di Gesù: lui è la luce che si rivela alle genti e la gloria di Israele (cfr. Lc 2,29-32) e colui che squarcia il velo del tempio che impediva una piena esperienza di Dio (cfr. Lc. 23,45).
v. 42: Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa.
Gesù ha dodici anni, l'età in cui, secondo tradizioni giudaiche, il dodicesimo anno di Gesù era legato all'usanza del bar mitsvah (il figlio del precetto). La Bibbia ci ricorda che a quell’età Samuele cominciò a profetizzare (1Sam 3) e Daniele pronunciò una sentenza molto saggia (Dan 13). La scena al Tempio possiamo collegarla a quella precedente (2,1-40): per la seconda volta, Gesù è nel tempio. La prima volta si era manifestato per mezzo del cantico profetico di Simeone: Adesso, seconda volta, la sua sapienza ai dottori della legge e la sua relazione con il suo Padre celeste ai suoi genitori.
v. 43: trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
La festa pasquale durava sette giorni. La partenza avveniva solo dopo il secondo giorno festivo. Alla fine della settimana Giuseppe e Maria partirono e si viaggiava suddivisi in gruppi di parenti e conoscenti Gesù si sottrae all'attenzione premurosa e si ferma nel tempio, nella casa di suo Padre.
Attenzione, "rimase" e non si "smarrisce"! Gesù rimane nel luogo della preghiera; rimane nel luogo dell'ascolto; rimane ad insegnare. Un giorno in questo luogo resterà nuovamente per essere crocifisso.
Questo insegna a ciascuno di noi a vivere una relazione con il Signore e seguirlo sulle croci quotidiane fino alla Croce del Venerdì Santo!
Il particolare di questo pellegrinaggio annuale a Gerusalemme è il fatto che Gesù non segue i suoi genitori sulla via del ritorno ma si ferma nella città santa.
v. 44: Credendolo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra parenti e conoscenti
Giuseppe e Maria non possono non pensare che Gesù sia nel "cammino con gli altri" (synodia). Il pellegrinaggio era fatto da gruppi di famiglie e Gesù poteva viaggiare tranquillamente con qualche altro parente all’interno del numeroso gruppo. Un giorno, anche le donne al sepolcro cercheranno tra i morti colui che è vivo (Lc 24.5). Ma "le sue vie non sono le nostre vie, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri" (Is 55.8). Passano dalle tre alle cinque ore di viaggio, cioè, siamo alla sera quando la famiglia si riunisce (durante il cammino ci si può mescolare), i Genitori di Gesù si accorgono che Lui non si trova tra i parenti o gli amici. Questo particolare tornerà ancora, quando ascolteremo che la famiglia di Gesù "sono coloro che ascoltano la Parola di Dio" (Lc 8,21).
Nell’animo di Maria e Giuseppe vi è tutto lo smarrimento di chi cerca e non riesce a trovare colui che gli è necessario, che fa parte inevitabilmente della sua vita. I genitori non riescono a trovare Gesù perché egli sta compiendo un altro cammino che non è quello umano. Maria e Giuseppe, se vogliono ritrovare Gesù che hanno perso, sono costretti a cambiare il loro cammino.
Anche noi ogni qualvolta che ci sembra di essere lontano da Gesù, dobbiamo invertire la rotta se vogliamo trovare Colui che ci è necessario.
v. 45: tornarono in cerca di lui a Gerusalemme
I Genitori di Gesù non lo trovano. Il cuore, in questo momento, è umanamente triste e religiosamente cieco. Maria comincia a vivere il distacco da Gesù e tutta la sua vita terrena sarà essenzialmente così. Il distacco vuol dire che pian piano il Bambino appare come colui che non appartiene a lei, di cui lei è la madre che ha generato non per se stessa, ma per Dio e per il mondo, perché faccia la volontà di Dio e compia la sua missione nel mondo.
Quello che è significativo è questo: il distacco di Gesù da Maria non vuole dire per Maria una perdita di significato e di fecondità, anzi, vuol dire che questa fecondità diventa ancora più grande. In realtà, la maternità di Maria viene dilatata, affiliata e diventa maternità ecclesiale. Ogni distacco che ci viene chiesto nella vita è solo l’occasione per una dilatazione della nostra vita. Di fronte al distacco una persona ha l’impressione che la vita diventi più stretta, misera, povera, perché perdiamo qualcosa di bello. La legge del vangelo è che ogni distacco, in realtà, arricchisce la vita, perché: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).
v. 46: Dopo tre giorni....
Almeno cinque volte nel Vangelo e un’altra negli Atti, Luca usa l’espressione “tre giorni” o “terzo giorno” in relazione alla morte e resurrezione di Gesù, un tempo non eccessivo eppure importante. Poiché l’episodio di “Gesù tra i dottori” è ricco di segnali e riferimenti alla vita adulta di Gesù, i tre giorni di ricerca di Gesù da parte di Maria e Giuseppe alludono allo spazio temporale tra la Croce e la Risurrezione.
La vicenda di Maria è quella di ogni credente che “trova Gesù nella casa del Padre dopo tre giorni”. Il terzo giorno nella teologia neotestamentaria è il giorno della risurrezione. Ritrovare Gesù nella casa del Padre dopo tre giorni è, quindi, lo sbocco ultimo della fede, è un annuncio pasquale, è un invito a cercare sempre Gesù dove realmente è.
lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava.
Il tempio di Gerusalemme è la meta finale del viaggio di predicazione di Gesù, è la “casa di preghiera” (Lc 19,46), il luogo in cui negli ultimi giorni della sua vita “insegnava ogni giorno” (Lc 19,47) e “annunciava la parola di Dio” (Lc 20,1).
Nel tempio si conclude il vangelo di Luca, con gli Undici che vi “stavano sempre lodando Dio” (24,53) e ancora nel tempio troviamo numerose volte gli apostoli agli inizi della Chiesa (At 2,46; 3,1ss; 5,20ss).
Con Gesù al tempio, Luca anticipa il punto d’arrivo della missione del Signore e il punto di partenza della missione della Chiesa.
Gesù è trovato seduto. il verbo greco kathézomai, stare seduto in luogo visibile richiama quello del maestro in cattedra (cfr. Mt 26,55).  Gesù è il nuovo Rabbino che viene ascoltato e interrogato dai rabbini del tempio. Gesù è un fanciullo sapiente e intelligente riguardo alle Sacre Scritture; in lui è nascosta e presente la volontà di Dio.
Con il suo stare seduto, Gesù preannuncia il suo ruolo di maestro escatologico venuto a esporre in maniera perfetta la volontà del Padre, così come il ritrovamento dopo tre giorni nella casa di suo Padre è un accenno che prefigura il mistero pasquale, la risurrezione.
v. 47: E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte
Il dialogo con i dottori del tempio, in cui Gesù “li ascoltava e li interrogava”, sta a significare il legame di continuità tra l’Antico Testamento e il Vangelo, il loro continuo interrogarsi e rispondersi. Nello stesso tempo, però, lo stupore che coglie i maestri di Gerusalemme “per la sua intelligenza e le sue risposte” raggiunge gli astanti. Già da adesso la dottrina del Signore suscita "meraviglia", in seguito questo risulterà anche da altri contesti evangelici (cfr. Mt 7,28-29; Gv 7,14b-15). Questa meraviglia la incontreremo nuovamente alla risurrezione, con i discepoli di Emmaus che raccontano la sorpresa che aveva suscitato la notizia della resurrezione portata dalle donne al gruppo di discepoli (24,22-23). Più avanti sarà chiamato e ritenuto maestro (10,25) e il popolo si meraviglierà della sua dottrina e dichiarerà che egli insegna come uno che ha autorità e non come gli scribi (Mt 7,28ss).
v. 48: al vederlo restarono stupiti…
“alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti” (Lc 24,22). Si tratta dello stupore di chi si trova dinanzi a un fatto che supera l'attesa e la comprensione. La stessa meraviglia la riscontriamo nei genitori. Questi, al vederlo, gli raccontano tutto il loro dolore della perdita e l'ansia della ricerca.
sua madre gli disse: figlio perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo.
Le parole di Maria sono l'espressione spontanea del dolore e dell'angoscia di quelle lunghe ore di ricerca. Sia la madre che il padre non sanno spiegarsi perché quel loro Figlio compia passi per loro incomprensibili. Per Maria iniziano a compiersi le parole profetiche di Simeone (cfr. Lc 2,35).
Maria da vera madre parla a Gesù come se fosse un bambino ma in realtà è un ragazzo. Comincia ad appianarsi il mistero che circonda Gesù. Egli ha la coscienza che supera quella di ogni altro uomo.
Anche per noi non è facile capire il Mistero, la persona di Gesù. Egli si rivela progressivamente e non sempre immediatamente comprensibile e chiede sempre di approfondire la conoscenza che si ha di lui.
v. 49: Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
In questa risposta di Gesù, risuona il verbo "devo", che lo troveremo in altri nove casi, ciò dimostra che la missione di Gesù (4,43) e soprattutto la sua passione-resurrezione (9,22; 24,26) rientrano nel piano divino della salvezza che egli si assume.
In questo versetto risuona quel "principio" di cui parla Giovanni nel suo prologo. Gesù ha la coscienza di essere presso il Padre, di essere Figlio di Dio secondo la Scrittura: “Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore” (Sap 2,13).
Gesù chiama Dio “Abba” “Padre”. C’è questo: “Padre mio” che sembra incominciare a costituire una forza di attrazione più grande che non la famiglia, la casa di Nazareth e i suoi genitori; c’è qualcosa che pian piano allontana Gesù. È vero che dopo Gesù ritorna con i genitori e “stava loro sottomesso”, però, intanto, questa piccola frattura si è manifestata.
Gesù ha percepito la sua vita è dominata da un “io devo” che guida la sua vita consacrata al regno di Dio (4,43). È un’attrazione fortissima nei confronti della sua vita, tanto da diventare tutto l’orizzonte del suo mondo e la motivazione delle sue scelte. E nel dialogo e nel rapporto che si sviluppa con i suoi genitori emerge una paternità divina che prevale sui rapporti umani.
v. 50: Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro
Maria e Giuseppe non compresero le parole del figlio. La fede dei due è una fede in cammino, che deve maturare. E' presto per comprendere.
Maria è cresciuta nella conoscenza del Figlio, per mezzo dell'angelo, dei profeti e della Sacra Scrittura. Ma qui, nonostante tutto rimane un enigma. Per Maria e Giuseppe, non comprendere l’agire del loro figlio equivale a non comprendere l’agire di Dio. Ogni rivelazione presenta nuovi enigmi: la nascita in una mangiatoia, la sua infanzia, la sua vita coi parenti e col popolo, il suo fallimento, la sua morte in croce. Abbiamo sempre bisogno della parola rivelatrice e della meditazione su Gesù e sugli eventi salvifici. Anche se Gesù ci fosse del tutto familiare, rimarrebbero ancora oscurità e misteri.
Maria e Giuseppe, come i discepoli di Emmaus, non capirono che bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua Gloria (24,26). Infatti, da questo luogo di culto inizia il cammino che avrà il suo culmine nella Croce.
v. 51: Scese, dunque, con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.
Gesù ritorna coi Genitori a Nazareth, ritorna alla vita normale della sua famiglia vivendo in umiltà, semplicità, obbedienza verso i genitori terreni; questi non sanno qual è la missione di quel bambino; lui la conosce, sa quello che loro non sanno, però si sottomette a loro. Ma si sottomette a loro con una missione nuova e grande, quella missione che lo pone in un rapporto unico ed esclusivo con Dio.
L’esperienza cristiana è fondamentalmente un fatto di sottomissione che si concretizza nell'obbedienza alla Parola, ove “obbedire” significa “ascoltare la voce ponendosi sotto”. Mediante l'obbedienza, Gesù si prepara alla glorificazione dopo il battesimo. "E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono" (At 5,32).
Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.
Maria capisce che anche per lei deve iniziare quel faticoso itinerario di fede che le farà scoprire il mistero del suo Figlio ai piedi della croce. Maria inizia a comprendere che il suo distacco dal Figlio non è segno di lontananza ma di vicinanza, perché con la fede ella entra sempre più nel progetto di salvezza che il Cristo sta attuando.
Questi avvenimenti riempiono lo spirito di Maria e diventano luce della sua vita. Nella storia ci sono i segni del compimento della volontà d Dio, ma sono velati e possono essere colti solo attraverso una rivelazione di luce interiore.
Parte essenziale della vita spirituale è il silenzio, perché solo nel silenzio si può cogliere il mistero delle cose. La superficie delle cose la si coglie immediatamente perché bastano i sensi degli occhi o degli orecchi. Ma il mistero delle cose e degli avvenimenti richiede uno svelamento.
Maria ha custodito e amato “queste cose” nel suo cuore e pian piano dentro di lei le hanno rivelato il disegno di Dio: il loro pieno e vero significato.
Questo ha fatto di Maria l'immagine della Chiesa, che custodisce la parola nel suo cuore, fin dal principio (cfr. 1,1-4) e la trasmette.
v. 52: Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini
L'evangelista conclude, riprendendo la Sacra Scrittura, dicendo che Gesù "progrediva in sapienza e in statura e in grazia presso Dio e uomini". Luca usa per Gesù l'esperienza del giovane Samuele: “Andava crescendo e avvantaggiandosi presso Dio e presso gli uomini” (1Sam 2,26). Infatti “tutti i profeti, quanti parlarono da Samuele in poi, anche essi annunziarono questi giorni (di Gesù Cristo)” (At 3,24; cfr. 13,20).
"Grazia" indica amabilità nei confronti di Dio e degli uomini che include non soltanto la santità ma anche la gentilezza, il tatto, il fascino. Gesù crebbe sotto ogni aspetto - fisico, intellettuale, emotivo, spirituale - per la grande opera che l'aspettava.
Da questo momento in poi la sua sapienza è compiere la volontà del Padre e resistere a Gerusalemme. La sua statura è quella che assumerà crescendo nel cuore dei credenti fino alla consegna definitiva del Regno al Padre. La sua grazia è il suo essere insieme presso il Padre e presso di noi.
 
Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
 
La Parola illumina la vita e la interpella
▪ Sosto davanti alla Parola? Sono capace sull'esempio di Gesù a vivere sottomesso?
▪ Resto nel tempio per occuparmi delle cose di Dio?
Vi è nella mia famiglia il senso del sacro? Come genitore, mi preoccupo spesso di più dei progetti sui figli, che di quelli di Dio?
Ho ancora rispetto del piano di Dio sulla mia vita? Come genitore pongo attenzione a questo "piano", attraverso la fede, la preghiera, una pedagogia fondata sulla Parola di Dio?
 
Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
 
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
 
Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato (Sal 83).
 
L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
La santità della vita familiare di Gesù, Maria e Giuseppe sono un modello da seguire per la santità delle nostre famiglie, luogo privilegiato per scoprire la figliolanza e la volontà di Dio Padre, perché possiamo compierla nella libertà, nella fedeltà e nella giustizia.
Nel silenzio del cuore incontra il Signore. Ripeti spesso e vivi questa Parola: "devo occuparmi delle cose del Padre mio".