giovedì 19 dicembre 2019

LECTIO: IV DOMENICA DI AVVENTO Anno A

Lectio divina su Mt 1,18-24

Invocare
O Dio, Padre buono, tu hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore, scegliendo il grembo purissimo della Vergine Maria per rivestire di carne mortale il Verbo della vita: concedi anche a noi di accoglierlo e generarlo nello spirito con l’ascolto della tua parola, nell’obbedienza della fede.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

In ascolto della Parola (Leggere)
 18 Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20 Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21 ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22 Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Silenzio meditativo lasciando risuonare nel cuore la Parola di Dio

Dentro il Testo
La liturgia della Parola di questa IV di Avvento, ruota attorno ad un segno e ad una promessa: la nascita di un bambino, a cui sarebbe stato posto il nome Gesù. Troviamo questo compimento nel Vangelo, nel segno profetico dell’Emmanuele, Dio-con-noi, il secondo nome di Gesù. Egli è il segno della fedeltà di Dio: la sua venuta inaugura un tempo nuovo. Per Matteo questo tema verrà ripreso anche alla fine del suo Vangelo quando il Risorto promette ai suoi: «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20).
Il personaggio centrale di questo racconto di Matteo è Giuseppe, mentre per Luca è Maria. Dopo aver stabilito la paternità davidica legale di Gesù attraverso Giuseppe, Matteo spiega anche come fosse possibile che Gesù oltre ad essere figlio di Davide fosse anche figlio di Dio, e questo sin dal concepimento.
In quest’annunciazione a Giuseppe, viene indicato a noi un modello di vera e attiva collaborazione con il disegno di Dio. La nostra attesa di Colui che viene, però, non può essere attesa oziosa e passiva, richiede disponibilità e accoglienza.

Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 18: Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Abbiamo appena terminato con la genealogia (i primi 17 versetti), dove al versetto 16 si ricorda. “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo”. Ora vengono messi in luce i fatti. Anzitutto Matteo non fa altro che mettere in primo piano la persona di Giuseppe e narrare gli avvenimenti secondo il modo di pensare di Giuseppe.
In questo versetto Maria viene già descritta come madre. C’è un dono che Maria riceve dall’Alto un dono da custodire e da vivere. Questa maternità è opera dello Spirito Santo. Ciò appare prima che Ella vada a convivere con Giuseppe, il suo promesso sposo.
Secondo la legge di Mosè questo errore meritava la pena di morte (Dt 22,20). Ma l’Evangelista sottolinea per noi “incinta per opera dello Spirito Santo”. Qui si vuol sottolineare che Giuseppe non c’entra niente con la nascita di Gesù. La gravidanza di Maria avviene prima che lei convivesse con Giuseppe, non per una deviazione umana, bensì per volontà divina. È la sorpresa più sconcertante e splendida che possa avere una creatura che arriva a concepire l’Inconcepibile, il proprio Creatore. E Maria è colei che per prima accoglie il dono assoluto di Dio. È questo il senso della verginità di Maria. Non l’ha fatto lei, non l’ha preteso lei, ma l’ha atteso lei, è stata disponibile.
v. 19: Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Qui non abbiamo una descrizione dell’animo di Giuseppe, però abbiamo una definizione che lo stesso Evangelista fa di Giuseppe: “uomo giusto”. Egli è come l’orante (del Salmo 119) che cerca Dio e ordina la propria vita secondo la sua volontà e con intima gioia la sua Legge. Nell’AT l’uomo giusto è colui che è accetto a Dio. E Giuseppe rientra in quell’ideale di uomo giusto. Forse ancora non coglie il mistero in profondità ma il suo cuore è grande e da uomo giusto, non obbedisce alle esigenze delle leggi della purezza (cfr. Dt 22,23-27). La sua giustizia è maggiore. Più tardi Gesù dirà: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,20).
La grandezza umana di Giuseppe, preferendo Maria alla propria discendenza, scegliendo l’amore invece della generazione, ci dice che è possibile amare senza possedere.
vv. 20-21: Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.
Giuseppe continua a pensare, agisce in base a ciò che ha dentro, e che nel sonno emerge in libertà: Giuseppe, l’uomo giusto ha i sogni stessi di Dio: la sua parola parla nel sonno delle altre parole. Entrare nel sogno di Dio fa scoprire di essere figli. È scoprire la dimensione più profonda della vita e degli eventi.
Nel sogno avviene un dialogo con l’Angelo del Signore. Egli viene chiamato con un appellativo solenne: “Giuseppe, figlio di Davide”. Risentiremo nuovamente questo titolo, ma soltanto per Gesù (cfr. Mt 1,1; 9,27; 20,30ss.). In Giuseppe accade il risveglio e le speranze della profezia di Natan a Davide si fanno realtà. L’erede delle promesse è chiamato dalla Parola ad accogliere il dono con decisione e libertà. Egli è chiamato da Dio con quella dolce parola «Non temere». Anche nella creazione ad Adamo fu rivolta questa parola, purtroppo la sua risposta è stata: «Ho avuto paura» (Gen 3,10). Tutte le volte che Dio si rivela dice sempre: non temere! Perché il rapporto fondamentale tra uomo e Dio è governato dalla paura e dalla mancanza di fede. La paura fa fuggire, fa allontanare da Dio; la paura non viene mai da Dio; la paura è ciò che ti allontana da Dio, addirittura ti allontana dal dono e allora, ti dice: non temere!
Con Giuseppe è un po’ diverso: “non temere ma prendi”. Giuseppe è chiamato a prendere Dio per mezzo di Maria, accogliere Maria e il dono che lei porta; lasciare che la Parola risvegli nel profondo quel sogno segreto che è Dio stesso.
Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù
Lo Spirito Santo è la vita di Dio, è l’amore stesso tra Padre e Figlio. A noi ci viene dato l’amore tra Padre e Figlio: viene comunicato a tutti. Quindi noi riceviamo il dono dello Spirito, il frutto di questo dono è Gesù, che ci inserisce nel dono stesso.
Giuseppe è chiamato a dare il nome al bambino: Gesù. Esso deriva dalla forma greca del nome ebraico Yeshua o Yeshu, che sono la forma abbreviata di Joshua. Il significato originale di Joshua probabilmente era «Jwhw aiuta». Ma il nome è stato poi legato alla radice ebraica che significa «salvare» (ys') e interpretato «Dio salva». È il nome di Dio, la sua realtà per chi lo invoca (cfr. At 2,21; 4,12), perché è il nome dal quale ogni nome prende vita.  
egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati
Quest’espressione va interpretata alla luce degli insegnamenti contenuti nell’AT, nel quale troviamo tale espressione, “salverà il suo popolo”, con riferimento a Dio stesso. Infatti, nel libro del profeta Zaccaria leggiamo: “Il Signore loro Dio in quel giorno salverà come un gregge il suo popolo, come gemme di un diadema brilleranno sulla sua terra” (Zc 9,16). La frase di Matteo, inoltre, intende affermare che in questo Bambino che sta per nascere sarà presente Dio stesso. 
vv. 22-23: Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi.
Quanto sta accadendo a Maria e a Giuseppe non è un caso ma è il compimento delle Sacre Scritture. Viene qui citato Is 7,14, dove al re è promesso un figlio, garanzia della fedeltà di Dio. È un segno che il re non osa chiedere e che Dio invece vuole dargli.
Nella profezia di Isaia vi è contenuta anche una sfiducia in Dio. Il non fidarsi di Dio, come è, in questo caso, il comportamento di Acaz, è una storia antica, che puntualmente si ripete; ma, nonostante ciò, Dio, continua ad offrire la sua luce e la sua salvezza al singolo e all'intera umanità, in ogni tempo.
Il segno che viene dato vuole indicare che Dio è a fianco dell’uomo, così come possiamo capire dal secondo nome che viene dato al Bambino: Emmanuele. Questo è il nome più bello di Dio, perché Dio nella sua essenza che è amore, che è compagnia si manifesta nella sua essenza a noi, entrando in nostra compagnia: Dio con noi. L’essere con è la sua qualifica fondamentale; «con» significa relazione, intimità, unione, consolazione, gioia, sforzo. Lui è sempre con noi, in nostra compagnia (28,20). Dio come compagnia, come dono, come vittoria sulla solitudine, come comunione, come amore: è il Dio-con-noi.
v. 24: Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Il sonno di Giuseppe si trasforma. La Parola del Signore trasforma i dubbi e i sogni: è il segno di un risveglio, di una resurrezione.
La resurrezione nasce dopo una lunga prova. Di Giuseppe non sapremo più nulla. Egli farà quanto “gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Imita la sua sposa: scava nel pozzo del cuore per accogliere il Bambino. L’accoglienza del bambino è l’accoglienza della madre. Maria lascia la casa del sì detto a Dio e va nella casa del sì detto a un uomo. Maria è la donna del sì, ma il suo primo sì l’ha detto a Giuseppe, l’angelo la trova già promessa, già legata, già innamorata.
Giuseppe porta nella sua casa Maria. La casa è il luogo dove Dio si fa prossimo, si fa vicino, perché parla prima di tutto attraverso i volti delle persone che ci ha messo accanto, ci guarda prima di tutto con lo sguardo delle persone che vivono accanto a noi.

Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato

La Parola illumina la vita e la interpella
Come rispondo a Dio che cambia direzione ai miei progetti (anche nella vita di coppia), come ha fatto con Giuseppe?
Anch’io riesco a intuire che Dio interviene nella mia vita, nella mia storia oppure preferisco fuggire?
Mi è abituale, nelle vicissitudini più o meno importanti della vita, di fermarmi a pensare che cosa fare, come ha fatto Giuseppe?
Sono convinto che sono chiamato alla paternità (o maternità) di Dio?

Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.  (Sal 23).

L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Con l’incarnazione di Gesù, Dio si è fatto prossimo agli uomini e si è reso presente nella Storia. Riconosciamolo all’opera nella nostra quotidianità e chiediamogli di aiutarci ad essere come lui ci vuole.