Lectio divina su Mt 11,2-11
Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a colui che viene e fa’ che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della fede e accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Il Vangelo odierno, in questa terza domenica d’Avvento, detta “Gaudete”, è nel contesto di una serie di racconti circa l’attività di Gesù che fa seguito al discorso sull’apostolato (cfr. Mt 10-13).
In questo tratto evangelico, dominato in modo preponderante dalla diffidenza e dall'ostilità, la predicazione di Gesù è costretta a farsi misteriosa e Gesù, per non togliere del tutto la luce dei suoi insegnamenti al popolo d'Israele, propone sotto il velo del genere parabolico i vari aspetti della misteriosa realtà del Regno.
Anche questa domenica entra in scena Giovanni Battista ma questa volta appare “vacillante”. Ciò è indice di quell’umanità di Giovanni sempre in cerca della Verità, la stessa che ha proclamato, la stessa di cui è amico, la stessa per cui è disposto a perdere la sua vita. Di lui Gesù ne fa un grande elogio con una grande testimonianza e risponde al profeta con le profezie di Isaia e approfitta per ricordare a tutti il ruolo che ha Giovanni nella storia della salvezza.
vv. 2-3: Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo
Parlando del Battista, Matteo ci ha lasciati al suo arresto in 4,12 dicendo che Gesù incominciò a predicare dopo aver sentito che Giovanni era stato arrestato. Successivamente, in Mt 14,2-12, spiegherà i motivi dell'arresto di Giovanni e le circostanze della sua uccisione.
Giovanni si trova in carcere nella fortezza di Macheronte, che si trova a mt 1.120 di altezza circa; un luogo di segregazione, un mondo a parte.
Paolo scrivendo a Timoteo dice: “la Parola di Dio non è incatenata” (2Tim 2,9), non si lascia mettere nessuna catena, perché essa «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4, 12).
Giovanni, sentendo parlare delle “opere del Cristo”, si pone una domanda drammatica, colma di mille dubbi. Forse un dubbio della stessa comunità per cui scrive Matteo. Può essere anche il nostro dubbio, specialmente per quelle volte che chiediamo a Gesù di venire allo scoperto.
Non sappiamo il motivo per cui il Battista è spinto alla domanda; forse l’ambiente stesso l’ha portato a questo. In questo momento egli rappresenta tutti quegli uomini giusti dell’Antico Testamento e di tutte le epoche, che hanno il valore di esprimere i loro dubbi, di mettersi in discussione con serietà, di cercare una risposta alle loro domande.
Giovanni da uomo pieno di Spirito Santo si mette in discussione e si apre ad una nuova proposta da parte di Dio, pur con la fatica che avrà fatto nel comprendere questo progetto. La sua è una domanda aperta alla verità che gli viene da un Altro.
vv. 4-5: Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.
Alla domanda precisa di Giovanni, Gesù non dà una risposta altrettanto precisa, ma facendo parlare i fatti, elencando i segnali che la tradizione profetica (Is 35,4-6) considerava premonitori dell’avvento del Messia, attesta esplicitamente la sua missione.
Con il metodo narrativo matteano, Gesù citando alcune profezie di Isaia: Is 35,5-6 (ciechi sordi e zoppi); 26,19 (morti); 29,18 (sordi); 61,1 (buona novella ai poveri), afferma che in Lui le Scritture hanno avuto il loro compimento e ci invita a raccontare noi stessi ciò che abbiamo visto e udito (cfr. 1Gv 1,1-4). Inoltre, ci invita a porci degli interrogativi sulla verità nascosta: un incitamento anche per noi ad essere svegli per essere portatori di un annuncio vivo e vissuto della nostra fede in Lui.
Oggi lo scandalo è anche qualcosa di negativo, ma qui parliamo di Gesù. Egli si presenta come uno che “scandalizza”. Lo scandalo di cui parla Gesù è quello che scaturisce dal vivere radicalmente il vangelo, che va controcorrente, quello che ci scuote dalle nostre abitudini di vita e dai nostri schemi mentali.
v. 7: Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
Il versetto si presenta come la corsa della curiosità. Gesù ancora ci interpella con queste parole. In particolare, noi che continuiamo a seguirlo, ad ascoltarlo.
Gesù parla del Battista, rendendogli testimonianza, come il Battista l'aveva data per lui in Mt 3, non come noi che continuiamo ad arrampicarci sugli specchi o che passiamo da un pensiero ad un altro. Egli è il discepolo fedele, che ha annunciato con schiettezza gridandolo alla coscienza di ognuno.
v. 8: Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re!
Gesù ribadisce cercando di arrivare all’identità del Battista: un profeta, compendio della profezia dell’Antico Testamento e anticipo della profezia nel Nuovo Testamento.
C’è nella gente – e anche in noi – un modo diverso di pensare. L'uomo incontrato dalla gente nel deserto non era certo una canna mossa dal vento e non era immerso nel lusso, ma un grande difensore della giustizia. Egli è più che un profeta: è il precursore del Messia. Il suo status, quindi, non è un privilegio, ma una missione; anzi la sua scelta così radicale dice il totale abbandono del mondo per dare a Dio il primato di tutto, per dire che Dio è l’unico vero bene. Questo è un interrogativo per noi quando non siamo in grado di accettare i profeti, quando non accettiamo coloro che parlano nel nome del Maestro.
Giovanni non immischiandosi in faccende politiche, con riconoscimenti e favoritismi era anzitutto un “modello di sopportazione e di pazienza” (Gc 5,10) e come tale divenne l’araldo del Signore. Il richiamo al rispetto della Legge di Dio gli ha procurato la prigionia da parte dei potenti.
v. 9-10: Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.
Anche noi, spesso, ci ritiriamo nel deserto. Un po’ suggerito da un animatore religioso. Un po’ perché lo desideriamo per fare una pausa nella nostra vita. Ma nonostante questo, Gesù ci ripete la domanda.
La prima domanda fatta da Gesù dovrebbe scuotere le nostre coscienze che spesso confondiamo i verbi, le parole. Vedere non è imparare. Dio non si impara ma si vede perché Lui si mostra. Il profeta non insegna Dio, ma lo mostra e Giovanni non ha fatto altro che mostrare Dio. Giovanni è un profeta, l’ultimo dei profeti che annunciavano l’intervento di Dio a favore del suo popolo.
Gesù, combinando tra loro i brani di Ml 3,1 ed Es 23,30 presenta il Battista come Elia, il profeta atteso per il tempo messianico. Questo messaggero divino, che è stato Giovanni il Battista, ha preparato la strada al Signore. In questo modo Matteo sta definendo in modo indiretto la natura divina di Gesù.
Anche noi dovremmo fare o stare nel deserto per ritrovare la “via santa” e preparare la via al Signore.
v. 11: In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Ancora un elogio notevole che Giovanni riceve da Gesù. Giovanni è “Tra i nati di donna” (Sir 10,18), una figura di primo piano, ma proprio perché con lui si apre una nuova epoca, il più piccolo di questa nuova situazione è più grande di lui. Giovanni è il più grande; perché mentre agli altri fu affidato di prefigurare e preannunziare il Redentore futuro, a lui fu riservato di mostrarlo presente.
Nel suo discorso della montagna il Maestro insegna: “beati i poveri, perché di essi è il Regno dei cieli”. A chi non ha nulla, neppure opere buone da offrire da Dio (e di cui vantarsi), e si presenta a Lui in totale nudità e vuoto, a questi è data la beatitudine del Regno. Paolo afferma: “il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17). Tutto deriva dal Padre mediante Lui, che dona lo Spirito. Tutto torna al Padre mediante Lui, con il dono dello Spirito.
Nel Vangelo di Matteo essere piccoli nel regno dei cieli è un'espressione che ricorre spesso. La grandezza del Regno rende grande colui che ne fa parte ed è puro dono gratuito dell’Amore di Dio per noi. I più piccoli del Regno sono coloro che assumono la forma di schiavo e sull’esempio del figlio di Dio “nato da Donna” (Gal 4,4), desiderano servire «fino alla morte di Croce» (Fil 2,6-11).
La Parola che ascolto è chiusa nel carcere del mio cuore oppure l’annuncio?
Per Giovanni Battista fu difficile riconoscere, in Gesù, il Messia. E io? Lo conosco? Lo riconosco?
La domanda di Gesù si rinnova ancora oggi per noi. Nel deserto cosa sono andato a vedere? Che tipo di deserto è la mia vita? Cosa vado a cercare?
Cosa penso sia necessario fare ed essere per entrare a far parte del Regno dei cieli?
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. (Sal 145).
Prepariamo la venuta del Salvatore con la speranza, la gioia e la carità percorrendo le strade della verità e dell’amore indicandole agli altri, come fece Giovanni il Battista.