Lectio divina su Mc 6,7-13
Donaci, o Padre, di non avere nulla di più caro del tuo Figlio, che rivela al mondo il mistero del tuo amore e la vera dignità dell’uomo; colmaci del tuo Spirito, perché lo annunziamo ai fratelli con la fede e con le opere.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Dopo aver subito un rifiuto da parte dei suoi concittadini, Gesù se ne va di villaggio in villaggio ad insegnare, a divulgare il Regno. Per la divulgazione del Regno, Gesù chiama e manda i Dodici a fare ciò che lui stesso ha fatto.
Al centro del primo periodo della narrazione evangelica (1,16-8,26) si colloca questa unità costituita da due pericopi: quella dell’invio dei Dodici (6,7-13) che leggiamo oggi, e quella del loro ritorno (6,30-33 [domenica prossima]); tra di esse se ne intercalano altre tre che raccontano la sorte finale di Giovanni Battista per mano del re Erode (6,14-16; 6,17-20; 6,21-29). Quindi il tema fondamentale è la missione. Del resto, tutto il Vangelo di Marco è percorso da uno spirito missionario. Fin dall'inizio, Gesù è colui che «proclama il Vangelo di Dio» (1,14). L'evangelizzazione è l'ultimo comando del Cristo risorto: «Andate in tutto il mondo, proclamate il Vangelo a ogni creatura» (16,15).
Il brano nel suo contesto di chiamata si presenta con una carta da viaggio per evitare che gli inviati non dimentichino di riprodurre il volto di chi li invia e vivere in pienezza, liberi, il Vangelo.
v. 7: Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri.
Siamo alla terza chiamata (le prime due: Mc 1,16-20; 2,14; 3,14). Questa chiamata non è uno stare seduti per ascoltare la sua voce: è l’inizio della missione. Del resto, ogni volta che Dio chiama ti mette in viaggio, ti toglie dalla passività della vita.
Gesù chiama a sé i Dodici, un termine antico che indica i seguaci più vicini a Gesù (mathetes = discepolo; 262 volte, di cui 46 in Marco). È un modo caro a Marco per indicare quei discepoli che Gesù aveva prima chiamati a sé e poi scelti come «apostoli» per «inviarli a predicare col potere di scacciare i demoni» (cfr. 3,13-15).
Quest’invio è fatto “a due a due”. Una usanza giudaica il cui vantaggio pratico era l'aiuto vicendevole e la possibilità di rafforzare il valore di testimonianza (cfr. Dt 19,15), che essi erano chiamati a dare al loro maestro.
Alla coppia degli inviati verso la stessa meta viene dato un potere particolare (exusia; cfr. Mt 28,18) e l’attività missionaria dei dodici è la continuazione ed estensione del potere e della missione sovrana di Gesù.
Gesù manda in missione per rendere i discepoli messaggeri di Dio come lui stesso.
vv. 8-9: E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
La povertà racchiusa nel messaggio deve essere il segno di coloro che non fanno affidamento sui propri mezzi ma su Cristo. I discepoli hanno come appoggio solo la fede in colui che li manda. I mezzi del mondo (denaro, potere e forza) per conquistare l'adesione dei suoi ascoltatori non fanno parte del bagaglio. Il vero apostolo non compera nessuno e non si lascia comperare da nessuno. Anche lui, come il Maestro, sarà venduto a poco prezzo (Mc 14,10-11).
Questo ordine non vuole indicare delle semplici direttive per affrontare un viaggio, ma ciò che è necessario per essere discepoli. Non devono prendere nessuna scorta, per dipendere unicamente dall'accoglienza che sarà loro offerta… gli inviati non devono confidare in niente se non in Colui che li invia. Per un cristiano la Parola di Dio, la Tradizione, il Magistero non sono ornamenti, ma il bastone su cui poggiare la propria vita.
v. 10: E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì.
La casa: punto di approdo, il luogo dove la vita nasce ed è più vera, abbracciata dal cerchio degli affetti che fanno vivere. Proprio nell’ambiente domestico i discepoli sono invitati a restare.
Era usanza tra gli ebrei che, quando erano in viaggio spesso cercavano ospitalità soltanto in casa di altri ebrei, ma non in una casa di pagani a causa dell'impurità dell'abitazione pagana.
Oppure non andavano a casa di ebrei che non sapevano essere pienamente osservanti delle regole della purezza o della impurità riguardo ai generi alimentari.
A Gesù tutto questo non importa. Loro dovevano stare lì in quella casa, al di là delle leggi sull’impurità. Loro sono chiamati a liberare, a guarire. E loro volta, anch’essi devono essere guariti, liberi da certi scrupoli.
v. 11: Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Al rifiuto i discepoli non oppongono risentimenti solo un po' di polvere scossa dai sandali. Una usanza simbolica presso gli ebrei era proprio quando questi ritornavano dalla terra pagana, prima di entrare in Israele, scuotevano la polvere dei sandali per non portare neanche un briciolo di terra pagana, terra impura, nella terra santa. Qui l’evangelista Marco non fa altro che rigirare il simbolismo su quanti non accolgono questi annunciatori del messaggio: vanno trattati come i pagani.
Quello che Gesù dice è che essere pagano non dipende dalla religione, dal Dio in cui credi, ma dall’atteggiamento di accoglienza e di ospitalità. Pagano è chi non accoglie, chi non presta aiuto. Chi non riflette nella sua condotta l’amore universale di Dio. Quindi Gesù invia i discepoli ad annunziare questo messaggio della buona notizia a tutti, e quanti non lo accolgono, vanno trattati come i pagani (cfr. At 13,51).
vv. 12-13: Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse
Dopo l’istruzione, la gratuità parte senza indugio. Non si precisa la meta e la durata del viaggio. Si precisa solo il proclamare la conversione, nello stile del Battista cose che Gesù non ha detto. Anche se per Gesù questo è il punto di partenza per la costruzione del Regno. L’inviato del Signore non è tanto colui che dice parole ispirate, ma colui che ha “i modi del Signore” (Didaché XI,8).
San Paolo ricorda: “è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione” (1Cor 1,21). C’è un annuncio. Ma c’è anche una conversione che sta al centro di ogni annuncio. Quest’annuncio è accompagnato dal potere della Parola che ha di vincere lo spirito del male.
scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Quest’attività dei discepoli è in parallelo con quanto faceva Gesù a Cafarnao (cfr. 2,1-3,7a); ma non impongono le mani come Gesù (6,5).
L’annuncio è accompagnato anche dall’unzione dell’olio. Nella Bibbia l’uso dell'olio come medicina era costume diffuso in oriente già dai tempi di Isaia (cfr. Is 1,6; Lc 10,34). L’uso fatto dai discepoli era solo esteriore accompagnato dalla fede e dalla preghiera, mentre Gesù lo faceva con la potenza della sua Parola. Non si parla ancora del perdono dei peccati come in Gc 5,14-15.
I destinatari di quest’annuncio era il popolo giudaico perché dovevano prepararsi al rinnovamento di Israele e non fermarsi a un ideale riformista. L’aiuto da Dio concesso nelle guarigioni dei malati e negli esorcismi dimostra che è incominciato il regno di Dio.
L’insegnamento di Gesù non termina qui. Più avanti i discepoli verranno chiamati in disparte per una nuova istruzione e un nuovo mandato.
Mi metto a servizio di Dio in piena libertà e con la fiducia nella Provvidenza del Padre che non abbandona i suoi i suoi profeti?
Avverto la chiamata di Dio? da quella battesimale a qualsiasi altra successiva come un segno di amore e di fiducia di Dio nei miei confronti? Mi fido di Dio? Lo seguo con e per amore?
Quali passi per “inebriarmi” del Suo amore e vivere in piena libertà il Vangelo?
Sono sempre pronto a una nuova chiamata del Signore?
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. (Sal 84).